Nel Ventre della Città In-Fame
La rottamazione dei vecchi e decrepiti ospedali catanesi (=dismissione degli edifici e ridislocazione funzionale delle strutture sanitarie in spazi moderni, meglio situati e di standard europeo) è una conquista di civiltà sulla quale solo una cieca demagogia mediatica ha qualcosa da ridire: molto resta da fare, ma il passo in avanti -compiuto faticosamente negli ultimi decenni- è gigantesco.
Cosa farsene delle vecchie strutture, situate nel ventre antico della città?. Se ne son dette di tutti i colori: tutte proposte interessanti, tranne quelle “militaresche” (caserme ecc.) che rifiutiamo senza se e senza ma.
E’ stato presentato in questi giorni un progetto relativo all’ex H-Santa Marta, situato nel cuore dell’antica città-stato di Katane. E’ un complesso edilizio orrendo, prodotto negli anni del Sacco di Catania, in stile modernista coloniale: un pugno kitsch al ventre dell’Antico Corso, che ingoiò architetture vaccariniane a due passi dall’imponente e glorioso monastero dei Benedettini (che grazie all’impegno del prof. Giarrizzo, è oggi una delle più belle sedi universitarie d’Europa).
La demolizione dell’ex H-Santa Marta –già avviata- è un fatto positivo. La creazione di una piazza è una soluzione razionale: realizzare piazze, tante piazze reali, è più che mai necessario. Ma le piazze sono luoghi di socializzazione: non recinti…nè possono essere concepite come Ufo da calare dall’alto, a prescindere dal loro contesto storico e sociale.
Anche oggi, le secolari Forze mentali kitsch coloniali proiettano scenari urbani 2.0 in forma di Ufo calati dall’alto; percorsi da play station; ci mancava la mega-tettoia fotovoltaica, una superfetazione modello parcheggio ikea nelle nebbie dell’Imbroglio ecologico 4.0.
Il kitsch coloniale non è certo esclusiva di Catania, ma l’aggravante etnea è quella di aver ereditato –e stuprato- un paesaggio caratterizzato da una meravigliosa e incompresa stratificazione storico-culturale plasmata in primis da determinanti fattori geo-naturali. Un paesaggio profondo millenni, disegnato in primis dall’Etna col pennello del più potente artista urbanista paesaggista del nostro ecosistema: il Fronte Lavico.
E’ quello stesso, secolare, kitsch coloniale, in modalità “bio-modernista”, che inscena oggi demagogiche megatettoie fotovoltaiche, rubando il Sole alla piazza degli uomini: nel Ventre millenario della Città In-Fame, infamata e affamata. Gli ricordiamo solo che gli Alberi esistono, e sono fotovoltaici macari iddhi: da milioni di anni!.
C’è luogo e luogo per far certe cose: rifiutiamo uno spot demagogico di kilowatt spacciati a salvazione del Mondo (addirittura!): l’ombra della luce. (Altra cosa sarebbe la realizzazione della Comunità Energetica Etnea, l’indipendenza energetica: come potente vettore di una vera green city – liberata da bollette coloniali e realmente eco-sostenibile anche nella cruciale dimensione della salute e coesione sociale. L’Ecologia sociale di “TerraeLiberAzione” –da un quarantennio- è antagonista mortale dell’Eco-capitalismo e del suo imbroglio ecologico 4.0. E abbiamo visto lontano).
Certo, quanto a delirio urbanistico, la “tettoia aliena” è un dettaglio: il record lo mantiene il buon Scapagnini coi suoi sognati grattacieli a vela (”per riconoscere Catania arrivando dalle navi da crociera!”). Manco l’Etna vedevano, lo skyline palazzinaro avevano in testa: a corso martiri della libertà: tanto per non cambiare ”sacco”!. L’ing. Mignemi – oggi novantaseienne presidente della Comunità TerraeLiberAzione!- li combattè fin dagli anni Sessanta (e venne anche arrestato per aver detto la Verità sullo scempio in corso a Catania, la “Milano del Sud”).
Svanite le “raggianti” illusioni anni Novanta della “Seattle” abortita nelle nebbie alcolico-rock di una “Catania da bere” , arrivò la Copacabana modello Playa Station (con tanto di olimpico Palaghiaccio e trionfali sbarchi navali berlusconiani).
Ora, tra un Dissesto e l’altro, discorriamo civilmente di modeste “tettoie aliene”, chè quando le attraversi manco sai più se ti trovi in un orwelliano megastore amerikano, nel romeriano bivacco tossico 2.0 di una banlieu parigina, in un inquietante e perfettino parco berlinese o… al parcheggio dell’ikea!. E’ tutto uguale, anonimo, asettico, a-storico. Una rete asettica di non luoghi dell’anomia, l’interfaccia dei gloriosi centri storici turistificati e gentrificati; sorvolando su tanti nostri antichi paesi trasformati in ammassi di case intorno a supermercati: in attesa di tettoie F.V. e auto elettriche spacciate a salvazione del Pianeta (la solita modestia umana!).
Vorremmo ricordare –a proposito di critica al modernismo kitsch coloniale- che l’area dell’ex H-Santa Marta è una probabile zona archeologica: si proceda –vista l’occasione più unica che rara- a una rapida campagna di scavo, con le tecnologie più avanzate. Ma chi dovrebbe condurla?. Questa Sovrintendenza?. E vabbè, facciamo finta che non sia una palude secolare determinata da conflitti di potere, oscuri traffici, rassegnate inerzie, umiliate competenze, per non dire di spaventose omertà, distorsioni e depistaggi storici: kista è a zita. Intanto, una campagna di scavi preventiva e propedeutica, la sollecitiamo. E non si dica che l’eventuale “ritrovamento” bloccherebbe l’intervento di rigenerazione urbana che invece sosteniamo: il “vincolismo da congelatore” va applicato in ben altre situazioni: incluse le sciare laviche!. Un “ritrovamento archeologico” –oltre a fornire dati di conoscenza- valorizzerebbe il progetto di rigenerazione urbana, certo assai più della tettoia fotovoltaica modello parcheggio ikea: il kitsch coloniale al tempo dell’Imbroglio ecologico 4.0.- E non ci mancano ormai soluzioni tecniche di facile applicazione.
Atterriamo: realizzare piazze, tante piazze reali, è cosa santa e giusta. Ma le piazze sono luoghi sociali, spazi democratici: non recinti…Rileviamo l’arroganza dell’Amministrazione che “si confronterà” (a cose fatte?) con le “associazioni titolate e le personalità aventi i titoli”. Essere cittadini è il “titolo”, amare Catania e la sua Umanità è il requisito…
Sia chiaro: di piazze vive e di mobilità liberata dal feticcio dell’auto privata c’è urgenza. Ma ancor più urgente è liberare Catania dall’alienazione culturale, che non risparmia certo il P.R.G. (2019): nato vecchio come la pecora Dolly, non prefigura una chiara Idea di Città all’altezza delle sfide e delle opportunità che propone il Mondo del Secolo XXI. E su tutto incombe la scellerata malaprivatizzazione dell’Aeroporto di Fontanarossa, sintesi perfetta di una “Catania bandita”, prigioniera impotente di Forze mentali coloniali e mercenarie, incapaci di “conquiste spettacolari”.
Mario Di Mauro –portavoce della Comunità TerraeLiberAzione.