VIRUS PADANO e NEBBIE del VACCINO.
15 Novembre 2020. Ma chi e come sta “trattando” con Pfeizer & Altri per l’acquisto MILIARDARIO di VACCINI: delle cui specificità -in realtà- poco o nulla si conosce?. Siamo al solito Caos del Capitale (Big Pharma) nella Palude del Mercato globale: al Tempo del Covid 19 e dei suoi miracolosi vaccini. Gli Stati medievali fanno il resto. E’ Caos che evidenzia una spaventosa “crisi di direzione dell’Umanità” (Trotskj).
Quanto ai Ricchi e ai Poveri, una cosa è sicura: non siamo sulla stessa barca!.
Un esempio: il vaccino Pfizer -che costa 6 volte più di altri- cura i sintomi o blocca i contagi?. Se lo chiedono diversi scienziati. Qualcuno sa rispondere, prima di spendere un fiume di miliardi?. E quale variante di Covid 19 verrebbe neutralizzata, e da quale vaccino?. E’ una roulette?.
Intanto, un nuovo studio uscito su “Science” conferma la maggiore contagiosità della variante D614G.
E’ IL VIRUS PADANO. – A febbraio –ma forse prima- è comparsa in Italia ed è stata protagonista della nostrana prima ondata. Uno studio dei laboratori nazionali di Los Alamos ne ha seguito la progressione: “nel Nord Italia già a marzo ha spazzato via le altre varianti, che invece mantengono metà del tavolo al Centro e al Sud. Nel corso del mese di marzo la mutazione diventa prevalente in Europa e inizia a diffondersi anche negli Stati Uniti. Tra marzo e aprile viene registrata in circa metà dei campioni del mondo”. “E’ più efficiente nell’infettare le cellule delle vie respiratorie umane e ormai rappresenta il 99% di tutto il Sars-Cov-2 in circolazione. Anche così si spiega l’accelerazione dei contagi: a ottobre registrato un quarto dei casi dall’inizio della pandemia”.
Il tema delle differenze tra aree geo-storiche nell’incidenza del Covid-19 –specie in relazione all’inquinamento e biodiversità ambientale, lo abbiamo evidenziato anche su TerraeLiberAzione di marzo 2020; ed è emerso con chiarezza anche in relazione al DNA delle popolazioni in uno studio coordinato dal professor Antonio Giordano, già a fine maggio reso noto su ‘Frontiers Immunology’ (e poi sull’International Journal of Molecular Sciences).
In questa ricerca coordinata dal prof. Giordano – fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia, professore di Patologia all’università di Siena- vengono individuati due geni che “potrebbero conferire maggiore suscettibilità all’infezione” da Sars-Cov-2”, due geni che “differiscono per distribuzione nelle popolazioni delle varie regioni, con un sensibile divario Nord-Sud”. Più diffusi al “Nord”, meno al “Sud”.
Si tratta, nello specifico, di “due alleli dell’Hla (sistema antigenico dei leucociti umani), un insieme di geni altamente polimorfici che hanno un ruolo chiave nel modellare la risposta immunitaria antivirale”, che “correlano positivamente con i casi di Covid-19 registrati nei diversi territori dello Stato italiano in periodo di piena pandemia”. Si chiamano Hla B44 e C01 e potrebbero aver favorito l’azione di Sars-Cov-2 in Lombardia e nelle altre zone travolte dalla “Pandemia secolare”.
Questi ricercatori hanno condotto uno studio geografico, di tipo ecologico (e geo-storico), per valutare la possibile associazione della prevalenza di alleli HLA e l’incidenza di Covid-19 nelle venti regioni italiane e nelle loro province. I dati relativi alle frequenze alleliche HLA e alla loro distribuzione nelle varie regioni italiane sono stati ottenuti dal database pubblicato dal registro italiano donatori di midollo, che include circa 500.000 donatori volontari di cellule staminali emopoietiche… Gli autori hanno selezionato quegli alleli HLA che mostravano diversa frequenza nelle varie regioni del paese per valutare se fossero correlate all’infezione da coronavirus.
“L’identificazione di alleli HLA permissivi o protettivi nei confronti dell’infezione da coronavirus potrebbe fornire informazioni preziose per la gestione clinica dei pazienti oltre a definire priorità nelle future campagne di vaccinazione in un modo facile ed economico” – lo dichiara il professor Luciano Mutti, dello Sbarro Institute di Philadelfia, co-autore dello studio . E “gli studi geografici infatti sono spesso i primi a identificare i fattori di rischio per una varietà di malattie. Saranno poi necessari studi caso-controllo per confermare questi risultati in coorti di pazienti Covid-19”, afferma Giovanni Baglio, coautore dello studio- ( Baglio è epidemiologo del Ministero della Salute).
“Speriamo che ciò sia fattibile in tempi ragionevoli, perché la ricerca traslazionale in Italia incontra ancora molti ostacoli” (Giordano).
Speriamo, appunto. Ma il nostro pessimismo –in questo Paese dei Balocchi e dei Cialtroni- è ormai senza cura, né vaccino.
In Sicilia…ci protegge la Natura, la sua geo-storia, l’Anima Mundi dell’Arcipelago di Trinakria, che i colonizzati italienati sconoscono: ma è Iddha a riconoscere noi!. Malgrado tutto.
Pessimismo?. No. E’ Scienza.
Diamo la parola a Marco Sazzini –-professore di Antropologia molecolare dell’Università di Bologna e tra i coordinatori di uno studio pubblicato di recente su Bmc Biology.
La “biodiversità filogenetica” di tante popolazioni, determinata da ancestrali migrazioni (e remoti sconvolgimenti storici e naturali), è più che una ipotesi scientifica –a noi nota da oltre ventanni: sulla scia degli studi sul genoma umano di Cavalli Sforza &C.-.
Della Sicilia e della Sardegna, ma anche della Penisola italiana –al di là di innesti e secolari mescolamenti demografici storicamente attestati- sappiamo quanto è dato sapere, inclusa l’ostilità “sistemica” verso la Ricerca geno-storica.
Ma questo recente lavoro coordinato da scienziati dell’Università di Bologna e pubblicato sulla rivista BMC Biology – un magnifico contributo alla ricerca sulla Storia Umana- attira la nostra attenzione anche per i suoi sviluppi possibili in campo medico, specie in medicina preventiva (e vaccinale?).
I risultati della ricerca –riferiscono- “hanno fatto emergere anche alcune peculiarità genetiche degli abitanti del Sud e del Nord Italia, che si sono evolute in risposta a differenti contesti ambientali. Peculiarità che concorrono a ridurre la suscettibilità a patologie come infiammazioni renali e tumori della pelle da un lato, diabete e obesità dall’altro, in alcuni casi favorendo anche la longevità”.
Ecco…lo studio si focalizza “sulle cause profonde che contribuiscono ad influenzare la salute o la predisposizione a determinate patologie”, spiega Marco Sazzini, professore di Antropologia molecolare dell’Università di Bologna.
Riferiscono dall’Alma Mater bolognese che “per realizzare lo studio i ricercatori hanno sequenziato l’intero genoma di quaranta individui, selezionati in modo da rappresentare con una buona approssimazione la variabilità biologica della popolazione italiana. L’analisi ha permesso di individuare più di 17 milioni di varianti genetiche. Gli studiosi hanno quindi messo a confronto questi dati, da un lato con le varianti genetiche già osservate in altre 35 popolazioni europee e del bacino del Mediterraneo, e dall’altro con quelle descritte dagli studi condotti su quasi 600 reperti umani riconducibili ad un arco temporale che si estende dal Paleolitico Superiore (circa 40.000 anni fa) fino all’Età del Bronzo (circa 4.000 anni fa).
Grazie all’elevato livello di risoluzione raggiunto da questi confronti, è stato possibile per la prima volta indagare la storia genetica “degli italiani” fino ad epoche mai raggiunte in precedenza, identificando tracce lasciate nel patrimonio genetico italiano da eventi avvenuti dopo ultima glaciazione, terminata circa 19.000 anni fa.
La maggior parte degli studi condotti fino ad oggi aveva infatti suggerito che gli eventi più antichi di cui è rimasta una chiara traccia nel DNA “degli italiani” fossero le migrazioni avvenute tra 7.000 e 4.000 anni fa, durante il Neolitico e l’Età del Bronzo. I risultati della nuova ricerca mostrano invece che gli adattamenti biologici all’ambiente e le migrazioni che hanno contribuito a porre le basi della straordinaria eterogeneità genetica “degli italiani” sono molto più antichi di quanto fino ad ora ipotizzato”.
Scrivono: è certo che “superato il periodo di massima espansione dei ghiacci, a partire da circa 19.000 anni fa, iniziò a delinearsi il quadro di sorprendente eterogeneità genetica degli italiani”. Ecco: Italiani? 19.000 anni fa? Dobbiamo “sorprenderci”, ridere, o cosa?.– In realtà, il gradiente di variabilità del patrimonio genetico “italiano” fotografa su piccola scala la stessa diversità genetica che differenzia i popoli dell’Europa Mediterranea da quelli dell’Europa Continentale.
L’Italia è una invenzione recente…e –nella sua forma attuale- superata e semmai da reinventare. Ma questo è un altro discorso. Buona “Pandemia” a tutti: rossi, gialli, arancioni… guelfi e ghibellini, padani e terroni. E buon vaccino: ma quale?. E su quali popolazioni?.
Domande legittime che non avranno risposte, nel Caos del Mercato e in un Paese alla deriva. Il presidente Mattarella fa del suo meglio, il problema è il peggio: che dilaga da ogni rivolo. In attesa dell’Assalto alla Diligenza del “Recovery Fund”.
Mario Di Mauro – portavoce della Comunità TerraeLiberAzione.
THE “PADANIAN VIRUS” AND THE HAZY VACCINE
15 November 2020.
Who is negotiating with Pfeizer and others for the BILLION-EURO purchase of VACCINES – and under what terms, when actually very little, if anything at all, is known about these vaccines? We find ourselves yet again in the capitalist chaos surrounding the Big Pharma in this swamp called Global Market: In times of Covid-19 and its miraculous vaccines. The medieval States do the rest. It’s the chaos that highlights a frightening “directional crisis of mankind”. (Trosky)
As for the Rich and the Poor, one thing is sure: we do NOT sit on the same boat!
One example: Does the Pfizer vaccine -which costs six times more than others- actually cure the symptoms or does it block the contagion? Various scientists are asking this. Can anybody answer this, before spending billions? And what strain of the Covid-19 will be neutralized, by which vaccine? Is this some kind of roulette?
Meanwhile a new study published on “Science” magazine confirms that the D614G variant of SARS-CoV-2 is the most contagious of all strains. That’s the Padanian (North-Italian) Virus. It appeared in Italy in February -probably even before- and was the main cause of the first wave in Italy. A study made at the Los Alamos National Lab followed its progression and came to the conclusion that by March 2020 it already swept away all other Covid-strains in Northern Italy, while in the Centre and in the South of the country it accounted for about half of the Covid infections. “In the course of March this mutation became the prevalent in Europe and started to diffuse itself in the USA. Between March and April, it was detected in about half of the Corona tests around the world.” … “It is more efficient in infecting the cells of the human respiratory tract and it now makes up about 99% of all SARS-CoV-2 in circulation. This is also how the speeding up of the contagions is explained: in October alone about a quarter of all the cases have been registered since the start of the pandemic”.
The issue of the differences between geographical areas around the world in the incidence of Covid-19 -especially in relation to environmental pollution and biodiversity- was already evidenced on TerraeLiberAzione back in March 2020; it also clearly emerged in relation to the DNA of various populations in a study coordinated by Professor Antonio Giordano, and published in late March on “Frontiers Immunology” (and later on the International Journal of Molecular Sciences).
In this coordinated research by prof. Giordano -founder and director of the Sbarro Institute of Cancer Research and Molecular Medicine at Temple University in Philadelphia, as well as Professor of Pathology at Siena University – two genes were identified that “could confer larger susceptibility to the infection”, two genes that “differ in distribution among the populations in various regions, with an important divide between North and South.” In short: more diffuse in the “North” and less in the “South” (of Italy).
Specifically, these two genes are “two allele (ed: two forms of the same gene variant) of the human leukocyte antigen (HLA), an accumulation of highly polymorphous genes, that play a key role in shaping the antiviral response of the immune system”… “They correlate positively with the Covid-19 cases registered in the various areas in Italy during the course of the pandemic”. They are called HLA B44 and C01 and could have boosted the impact of SARS-CoV-2 in Lombardy and the other areas affected by the Pandemic.
These researchers have conducted a geographical study (of ecological and geo-historical type) in order to evaluate the possible connection between the predominance of the HLA-allele and the Covid-19 incidence in the 20 Italian Regions and their Provinces. The data relating to the prevalence of the HLA-allele and their distribution in the various Italian Regions was obtained from a database published by the IBMDR (Italian Bone Marrow Donor Registry), which includes about 500.000 voluntary hematopoietic stem cell donors… The authors of the study selected those HLA-allele which showed a differing prevalence in various regions across the country in order to evaluate if they were correlated to the corona virus infection.
“The identification of permissive or protective HLA allele in regards to the corona virus infection could deliver precious information for the clinical treatment of patients, as well as for defining priorities in future vaccination campaigns, in an easy and economic way”, declared professor Luciano Mutti of the Sbarro Institute in Philadelphia, who co-authored this study. “Geographical studies are often the first to identify risk factors for a variety of illnesses. Further case studies with Covid-19 cohorts will be necessary in order to confirm these results.”, said Giovanni Baglio, co-author of the study. Baglio is an epidemiologist for the Italian Health Ministry.
“Let’s hope that these studies can be accomplished in a reasonably short period of time, because translational research still faces many obstacles here in Italy.” (Giordano)
Let’s hope so. But for our pessimism – given that we live in this Land of Toys and Scoundrels – there is neither a cure nor a vaccine.
In Sicily… Nature is protecting us… its geo-history. The Anima Mundi of the Sicilian Archipelago, which the Italianized colonisers refuse to acknowledge: but She is acknowledging us! Despite everything.
Pessimism? No. It’s science.
Let’s give the floor to Marco Sazzini, professor of Molecular Anthropology at Bologna University, who is one of the coordinators of a study recently published on BMC Biology, an online scientific journal.
The “phylogenetic biodiversity” of many populations -which was brought about by ancestral migrations (and remote historical and natural disruptions) – is more than just a scientific hypothesis. It’s known to us since more than 20 years: on the trail of studies on human genome carried out by the likes of Luigi Luca Cavalli-Sforza and others.
From Sicily to Sardinia, but also the Italian peninsula – beyond century-old, historically proven, demographic mixing – we know what is already known, including the systematic hostility towards genetic-historic research. But this recent work coordinated by the scientists at Bologna University and published on BMC Biology – a fabulous contribution to Research on human history – attracts our attention also because of its possible developments in the medical field, especially in preventive (and vaccine?) medicine.
The results of this research – as they report – “have also uncovered some genetic peculiarities of the populations of South and Northern Italy, who have evolved in different environmental backgrounds. Peculiarities that compete in reducing the susceptibility to pathologies, such as kidney infections and skin cancer on one side, and diabetes and obesity on the other side; and in some cases even benefiting longevity”. So here we have it!…
The study focuses on the “profound causes that contribute to influencing health or the predisposition to certain pathologies”, explains Marco Sazzini.
In order to realise the study, the researchers sequenced the entire genome of 40 individuals, who were selected in such way to represent a good approximation of the biological variability of the Italian population. This analysis allowed to identify more than 17 million genetic variants.
The scholars have then compared this data, first with the genetic variations already observed in 35 other European and Mediterranean populations, and then with those described in the studies that were conducted on nearly 600 human findings from a time span ranging from the Upper Paleolithic (ca. 40.000 years ago) to the Bronze Age (ca. 4.000 years ago).
Thanks to the elevated level of resolution reached with these comparisons, it was for the first time possible to probe the history of the genetics of “the Italians” as far as previously unreached epochs; identifying traces in the Italian genetic patrimony that date back to the end of the last glaciation, about 19.000 years ago.
Before this study, the majority of the previous studies conducted in this field suggested that the oldest events to which a clear trace of the “Italian DNA” can be found, were the migrations that took place between 7.000 and 4.000 years ago, during the Neolithic and the Bronze Age. But the result of this new research actually show that the biologic adaptations to the environment and the migrations that contributed to laying the foundation to the extraordinary heterogeneity of “the Italians” are actually much older than what was previously thought.
The scientists regard as certain that “once the period of maximum glacial expansion was exceeded some 19.000 years ago, the Italians’ surprisingly heterogeneous genetic started to sketch itself out”. Here we go: The “Italians”? 19.000 years ago? Should we now be “surprised”, should we laugh, or what?… In reality, the gradient of variation of the “Italian” genetic heritage shows on a smaller scale the same genetic diversity that differentiates the peoples of Mediterranean Europe to the peoples of Continental Europe.
“Italy” is nothing but a recent invention… and in its current form, it is even outdated and if anything needs reinvention. But this is another topic. Have a “merry Pandemic” everyone! No matter if you’re Red, Yellow, Orange… Guelphs and Ghibellines, “Padanians” and “Terroni”. And happy vaccination… but which one? And for what populations?
Legitimate questions that will not receive any response, in this Chaos of the Free Markets and in a Country that is going adrift. President Mattarella does his best, but the actual problem is “the worse”: what potentially overflows from every brooklet.
Mario Di Mauro – spokesperson of Comunità TerraeLiberAzione.
English translation: Agostino Imondi