Da “TerraeLiberAzione” al Comando Carabinieri Tutela per l’Ambiente –ROMA.
Oggetto: ipotesi di gravi, strutturali e colpose criticità ambientali nella Zona Industriale di Catania (Pantano d’Arci).
Al Comando Carabinieri Tutela per l’Ambiente -Sezione Inquinamento Atmosferico, Industrie a rischio ed Acqua, Rifiuti e Suoli.- Largo Lorenzo Mossa, 8/a – 00100 Roma tacdo@carabinieri.it;
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Oggetto: ipotesi di gravi, strutturali e colpose criticità ambientali nella Zona Industriale di Catania (Pantano d’Arci).
Il sottoscritto Mario Sebastiano Di Mauro -(…omissis…)- in qualità di rappresentate legale e portavoce di TerraeLiberAzione, gruppo attivo da 40 anni per la Tutela dell’Ambiente e lo Sviluppo eco-sociale della Sicilia, Vi Segnala sinteticamente quanto segue:
Zona Industriale di Catania, 19 agosto 2024. Spezzando la lunga e devastante Siccità, al primo acquazzone benedetto, dalla tura, uno “sbarramento” imposto dalla Procura di Catania a tutela dell’Ambiente, tracima un “fiume in piena” di acqua inquinata che sfocia nella Playa, il magnifico arenile del mare catanese: è la “consueta” piena torrentizia del secolare Canale di Arci (e dei Torrenti che caratterizzano l’Area del “Pantano-Zona Industriale”).
Si apprende che era tutto pianificato > per impedire l’allagamento della “Zona Industriale”: è una “furbata d’emergenza” in assenza di un vero riordino idraulico 4.0: con depuratori e riciclo delle acque –anche per fini agricoli ecc. (qualcosa fu appaltato, nel decennio scorso: ma il cantiere si “impantanò”.
Assumiamo questo Fatto come spunto per una breve Analisi.
La destinazione a Zona Industriale della malarica e disabitata area del Pantano d’Arci risale alla Catania degli anni Sessanta, la “Milano del Sud”: si realizzò una zonizzazione interna, con strade e poco più. Le “autorizzazioni di scarico” vi erano rilasciate “sulla carta”, senza alcuna verifica: sconosciuto appariva il Valore della Salute dell’Ambiente. E invece ora… E’ la stessa cosa?. Il dubbio è più che legittimo. Con l’aggravante che sulla Zona Industriale “piovono miliardi” di investimenti pubblici e privati, vettorializzati sulla “Transizione Green”!.
La questione Depuratore si pose all’inizio degli anni Ottanta e con fondi della vituperata Cassa per il Mezzogiorno venne realizzato un discreto Depuratore: senonchè venne situato dalla parte opposta a dove andava costruito: “per risparmiare quattro lire sugli espropri dei terreni”. Era già quel che TerraeLiberAzione definisce “il sistema IBOS – Inefficienza Burocratica Organizzata Scientificamente”.
Accade tutto in un caos di “(in)competenze istituzionali” nella moltiplicazione di “soggetti (ir)responsabili” e si focalizza il problema “a valle”, ignorando le cause di un inquietante e inquinante “disordine idraulico”: e si propone, per esempio, di intervenire semplicemente “a colpi di Pudm” (Piano di utilizzo del demanio marittimo): per occultare il problema sotto le sabbie della Playa, o di realizzare una lunga condotta di scarico in “mare aperto”. Quanto ai controlli sui responsabili degli scarichi, non si va oltre l’attivazione dei Vigili Urbani di Catania, che non riescono –per carenze di organico e strutturali, neanche a svolgere bene i loro “compiti elementari”.
Neanche una proliferazione di lemna vien valutata correttamente: una pianta galleggiante indicatore scientifico di inquinamento delle acque e che provvede alla decomposizione delle sostanze inquinanti (la Natura si difende come può!): in tutto il Mondo scatta un allarme, ma non in Sicilia.
E si ricorre, prima o poi e senza alcuna prospettiva reale di soluzione, al “Commissario per l’Emergenza”, che coincide –su scala nazionale!- con lo stesso malcapitato Capo di SIDRA*, la “controllata al 100% del Comune di Catania”, che gestisce gran parte del servizio idrico catanese e, dal 7 giugno 2020, la concessione di Gestore unico del Sistema idrico integrato della zona industriale di Catania: due convenzioni: una di concessione delle reti idriche, fognarie e impianto di depurazione per il tramite dell’Ati, Assemblea Territoriale Idrica; e l’altra stipulata fra Amministrazione comunale di Catania e Irsap (Regione) con cui si consegnano gli impianti di sollevamento del consorzio ASI di Catania Arci e Pantano e con relativi adduttori “che a regime non fanno parte del sistema idrico” al Comune di Catania che contestualmente li affida alla sua Sidra Gestore Unico. Nella logica della Legge Galli del 1994: “Servizio idrico integrato”. In attesa del caos SIE nelle nebbie della “privatizzazione”.
Non c’è nessuna “emergenza”!. V’è una “normalità” la cui “testa dell’acqua” è “a monte”, laddove operano –non prive di meriti- anche “Innominabili Multinazionali” del Pantano d’Arci: STM, 3SUN–ENEL GREEN POWER, PFIZER ecc.: i cui cicli produttivi –sommati- configurano una mega IDROVORA INDUSTRIALE, della cui gestione in tema di Acque (in put – out put) nulla di rilevante ci è dato sapere (con l’eccezione della “buona gestione” del ciclo delle acque da parte di IKEA, ma è un sito commerciale). E se non abbiamo alcuna prova certa di una loro responsabilità diretta configurante “irrazionalità idriche” e/o reati ambientali, non si vede “certezza” neanche sulla loro corretta gestione del ciclo delle acque. Comunque non dubitiamo che “le Carte” siano tutte “in Regola”: lo sono sempre state.
L’Acqua è un bene troppo prezioso –oggi più che mai- per non averne Cura in un quadro di Regole applicate con Responsabilità e nella massima limpidezza. E senza “greenwashing”. Questo problema va affrontato “a monte” per risolverlo “a valle”: e non al contrario. Alla “testa dell’acqua”, come suggerisce l’ABC di Ingegneria idraulica eco-sociale.
Ci rivolgiamo, con la presente Segnalazione, esclusivamente al N.O.E. riconoscendoVi serietà, autonomia e competenze che non vediamo in altre istituzioni e strutture preposte.
Cogliamo l’occasione per manifestare la nostra riconoscenza repubblicana al Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ra.C.I.S) che saprà operare anche prescindendo da ARPA o altre strutture riconducibili alla inaffidabile Regione siciliana.
Il Contesto della presente Segnalazione è già nel titolo di un nostro recente documento: “l’ETNA VALLEY è al BIVIO- nelle nebbie ipocrite del “GREEN DEAL”: tra “Astronavi” multinazionali e “Sicilia che non decolla”. Farne un Grande Spazio per lo Sviluppo di una vera Economia Siciliana di Impresa. Si utilizzino i 615milioni di STEP-UE (della REGIONE fallita) per trasformare il “Pantano d’Arci” in una Zona Industriale gioiello!. Sono soldi nostri (due volte!). E si può Fare”.
ETNA VALLEY AL BIVIO
Siamo consapevoli di correre qualche “rischio”, ma anche degli “ostacoli sistemici” che Voi incontrate nel vostro Lavoro, ma siamo comunque certi che anche un problema può diventare una opportunità di Crescita: purchè lo si riconosca nella sua oggettiva Verità.
Catania, 10 settembre 2024.
Con stima, Mario S. Di Mauro – rappresentate legale e portavoce di TerraeLiberAzione.
(…omissis…)
- (Roma, 25 agosto 2023)- Il catanese Fabio Fatuzzo è il nuovo commissario straordinario unico per la Depurazione. Lo stabilisce un decreto del presidente del Consiglio, che formalizza la nomina decisa dal ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, di concerto con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto.
Nella foto: presidio repubblicano di TerraeLiberAzione davanti alla Prefettura di Catania, durante il Lockdown della Pandemia Covid 19. In difesa catecontica dell’Art.21 della Costituzione.