ETNA VALLEY AL BIVIO

Nelle nebbie ipocrite del “GREEN DEAL”: tra “Astronavi” multinazionali e “Sicilia che non decolla”

Farne un Grande Spazio per lo Sviluppo di una vera Economia Siciliana di Impresa. Si utilizzino i 615milioni di STEP-UE (della REGIONE FALLITA) per trasformare il “Pantano d’Arci” in una Zona Industriale gioiello!. Sono soldi nostri (due volte!). E si può Fare.

Documento di TerraeLiberAzione – Catania

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) da mezzo secolo è un pilastro della politica di coesione dell’UE. Venne creato a sostegno delle regioni più “arretrate” o in “declino industriale” per svilupparne le economie e migliorarne le condizioni di vita. E’ “blindato” dagli articoli 174 > 178 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Complementare al FESR, è attivo il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), la cui gestione è stata attribuita direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ora arriva STEP (Strategic Technologies for Europe Platform): è un nuovo strumento istituito dal Regolamento UE 2024/795 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 febbraio 2024 “a sostegno delle tecnologie strategiche critiche ed emergenti e delle rispettive catene di approvvigionamento in settori pertinenti.”

STEP è finanziata dalla “riprogrammazione” di fondi esistenti, oltre che da una dotazione finanziaria di 1,5 miliardi per l’industria militare, assegnati al Fondo Europeo per la Difesa (EDF), da destinare a progetti che contribuiscono agli obiettivi STEP. Ovviamente “green”: carriarmati a “batteria solare” e “missili ecologici” con wafer semiconduttori al carburo di silicio Made in Sicily Park!.

E atterriamo in Sicily Park. La Regione fallita –incapace di spendere bene e perfino incapace di spendere a comegghjiè- coglie subito l’occasione di STEP per togliersi dai guai. Il tetto del 20% di fondi “riprogrammabili” è facilmente saturabile: seguendo l’indicazione di Bruxelles, basta rinunciare a “progetti di difficile realizzazione”. Non dicono quali, però!. L’elenco andrebbe pubblicato.

Il governatore Schifani e l’assessore Tamajo (medaglia d’oro in preferenze elettorali) fanno due conti con la calcolatrice: quanto fa il 20% dei soldi UE in quota Regione Siciliana “riciclabili” in STEP?. Ed ecco spuntare una prima cifra: 615 milioni. Fosse stato il 40% avrebbero trovato 1 miliardo 230milioni!. Ma non mettiamo limiti alla provvidenza.

Attenzione!. STEP ammette anche investimenti a favore delle Grandi Imprese: con fondi FESR e FSC. Questa è una novità.

Che farne di sti 615milioni si dissero i Due Genii a Palazzo d’Orleans?. “Aderiamo alla Transizione Green Deal –digitale, energetica, militare, carbon free: l’Europa chiamò!”. E come?. Vabbè, investire in Etna Valley, “attorno” a STM e 3SUN!.

Come se non ci fosse altro da Fare: dalla (ri)costruzione e digitalizzazione delle Reti idriche e fognarie, per esempio; fino allo sviluppo dell’Agricoltura 4.0 “di precisione”. Ma v’è anche l’Industria culturale multimediale; e l’Artigianato 3D. E le Scuole?. Il nostro “Elenco” è lungo e presuppone una autentica Qualità eco-sociale dell’investimento: altro che ipocrisia greenwashing e scorciatoie “multinazionali”!. Ma questa Qualità eco-sociale degli investimenti non la pretendiamo in Sicily Park: è tempo perso.

Atterriamo nel Pantano d’Arci, la Zona Industriale di Catania: l’Etna Valley. Prendiamoli sul serio: l’idea non è errata in sé, purchè si tenga conto di alcune realtà:

Premesso che non un solo euro va regalato alle due multinazionali, che non ne hanno certo bisogno (ci basta già il Miliardo+ del FSC sottratto alle mille opere utili e urgenti -asili e scuole a tempo pieno in primis- e regalato a Stretto di Messina SpA- Eurolink- WeBuild &C. per il “Ponte dei Miracoli”: grande opera che nascerebbe vecchia e inutile, precaria e dannosa: delirio sansimoniano in ritardo di un secolo: e non ci pare che STM o 3SUN o la Petrolchimica di Sicily Park “rifornimento di benzina” d’Italia, abbiano mai avuto bisogno di un Ponte miracoloso per il loro export globale!. L’Insularità strategica è il Valore culturale ed economico più prezioso di questa sicilietta perduta a sé stessa).

E’ bene aver chiaro che:

1-Su 3SUN e ancor più nel Ciclo del Carburo di Silicio per il Riarmo Europeo- piovono Miliardi su Sicily Park: per i wafer SiC, la base evoluta del ciclo, il cui cuore UE batte al Silicon Carbide Campus di STM in “Etna Valley”: 5 miliardi di euro (2 miliardi da parte dello Stato italiano, soldi di tutti, nel quadro dell’EU Chips Act – dunque in deroga alle norme anti-“aiuti di stato”).

I cicli produttivi dei wafer semiconduttori al carburo di silicio STM e dei pannelli solari 3SUN-Enel Green Power dipendono da CVG –Catene del Valore Globali- e non hanno alcun “indotto industriale” in Sicily Park. Ed hanno il Mondo come Visione e come Mercato (la multinazionale italo-francese a controllo bi-statale, STM –per esempio- ha solide attività in Cina, oltre che a Singapore: e la sua sede legale è in Olanda).

Si tratta di due Astronavi nel “Pantano”, dove –fino a prova contraria- e non da sole, consumano acqua pulita e la scaricano inquinata. O no?. L’idrovora industriale è il convitato di pietra nello “Spettacolo della Sete”. Gli Innominabili (e perfino “green”!). Potrebbero assumersi comunque una responsabilità ambientale e sociale nel riordino idraulico e nella depurazione e riciclo delle acque nel Pantano d’Arci: Zona Industriale di Catania, il cui disastro va addebitato alla Regione fallita &C. ma anche agli Innominabili.

2-Si utilizzino questi 615milioni di STEP UE per trasformare il “Pantano d’Arci” in una Zona Industriale gioiello!. Sono soldi nostri (due volte!). E si può Fare. L’Etna Valley è al bivio: o base di “Astronavi” multinazionali, o anche Spazio per lo Sviluppo di una vera Economia Siciliana di Impresa.

IL CONTESTO

La destinazione a Zona Industriale della malarica e disabitata area del Pantano d’Arci risale alla Catania degli anni Sessanta, la “Milano del Sud”: si realizzò una zonizzazione interna, con strade e poco più.

Le “autorizzazioni di scarico” –con “normale inquinamento”- vi erano rilasciate ad minkiam: se ne fottevano di inquinamento e salute dell’ambiente. E invece ora… E’ la stessa cosa?. No, è peggio!. Eppure la questione Depuratore si pose all’inizio degli anni Ottanta e –con fondi della vituperata Cassa per il Mezzogiorno- venne realizzato un discreto Depuratore: senonchè venne situato dalla parte opposta a dove andava costruito: per risparmiare 4-lire sugli espropri dei terreni. Era già il sistema IBOS –Inefficienza Burocratica Organizzata Scientificamente.

Accade tutto in un caos di “(in)competenze istituzionali” in stile IBOS. Né si può scaricare ogni responsabilità su SIDRA (controllata al 100% dal Comune di Catania)*. E quando non sanno più dove andare a sbattere rispunta lo zombi del “Commissario per l’Emergenza”.

In Sicily Park non c’è nessuna “emergenza”!. V’è una “normalità disastrata”. E l’Etna Valley non fa eccezione: tra disordine idraulico, strade scassate, vecchi capannoni in disfacimento, insicurezza e scarsa illuminazione; e topi che ballano: si è compiuto un altro capolavoro della “Regione Siciliana”: un ente disfunzionale regolato “autonomisticamente” dal sistema I.B.O.S.: Inefficienza Burocratica Organizzata Scientificamente. L’ETNA VALLEY è all’ultimo bivio: tra “Astronavi” multinazionali e “Sicilia che non decolla”.

Nella lunga e tormentata storia catanese, il “conflitto idrico” non è una novità. Alla svolta del Novecento –nella cruciale area etnea- la “politica delle acque” divenne oggetto di un moderno conflitto di interessi impulsato dai grandi gruppi elettro-bancari e chimici italiani, che mobilitò, oltre a geologi, fisici, geografi, ingegneri, medici…anche ampi settori della società siciliana, in una ipotesi di sviluppo centrata sul binomio forza motrice-irrigazione. In realtà con l’ipotesi Omodeo-Vismara-Carnazza, nella prima metà del Novecento, falliva un “dirigismo sviluppista” incapace di darsi una base sociale dove essa doveva esser data: nelle agrotown catanesi. Ma se ne discuteva con chiarezza e pubblicamente.

E ricordiamo infine quella “Regione” che nel 2008 acquistò un prolifico “incubatore di imprese” dell’Etna Valley (Sviluppo Italia) per… distruggerlo in pochi anni (il colpo finale lo assestò il governatore Crocetta). La struttura assicurava canoni di locazione e servizi agevolati a diverse decine di start up e di aziende produttive operanti soprattutto in microelettronica: nessuna sorpresa se decine di migliaia di giovani brillanti scappano da Sicily Park, spesso maledicendo tutti e tutto: è una “selezione genetica al contrario”. (29/8/2024)

*Nota- 7 giugno 2020- E’ formalizzata l’intesa per il passaggio in concessione alla SIDRA di Catania, Gestore unico del Sistema idrico integrato della zona industriale di Catania: due convenzioni: una di concessione delle reti idriche, fognarie e impianto di depurazione per il tramite dell’Ati, Assemblea Territoriale Idrica; e l’altra stipulata fra Amministrazione comunale di Catania e Irsap (Regione) con cui si consegnano gli impianti di sollevamento del consorzio ASI di Catania Arci e Pantano e con relativi adduttori “che a regime non fanno parte del sistema idrico” al Comune di Catania che contestualmente li affida alla sua Sidra –Gestore Unico. Nella logica della Legge Galli del 1994: “Servizio idrico integrato”. In attesa del caos SIE nelle nebbie della “privatizzazione”.