Lo SPETTACOLO della SETE: ma in SICILIA l’ACQUA C’E’!.
Lo SPETTACOLO della SETE: ma in SICILIA l’ACQUA C’E’!
Estate 2024. Mentre dal set di Sicily Park va in scena una programmata replica dello Spettacolo della Sete, con scene in mondovisione da catastrofi climatiche chè pare il Sahel: ci mancava la recensione del “New York Times”… nelle nebbie sciroccate di una Siccità che si fa Carestia idrica per responsabilità che non stanno in Cielo: metà della quarantina di dighe non sono mai state collaudate; una ventina sono malfunzionanti per cattiva manutenzione, spesso per “interramento”; i pochi dissalatori risultano arrugginiti e il 60% delle abbondanti acque della Piana di Catania si perde in una rete idrica colabrodo: vecchia di 60 anni. Al resto ci pensano le “Multinazionali”: l’Acqua mercificata è solo asset, utility, commodity. Profitti! . Come Enel Green Power –ente padrone dominante nella gestione delle Acque siciliane: e non solo per la cruciale Diga Pozzillo: non lo sa nessuno?. In SiciliAcque SpA comanda l’innominabile multinazionale ENEL da 20 anni: prima con Veolia –Bollorè, ora con Italgas. E ancora si spediscono letterine presidenziali a fantasmatiche “Autorità di Bacino”!.
Questa è la Realtà. Ma non c’è nulla di nuovo.
“Alla svolta del Novecento –nella cruciale area etnea- la “politica delle acque” divenne oggetto di un moderno conflitto di interessi impulsato dai grandi gruppi elettro-bancari e chimici italiani, che mobilitò, oltre a geologi, fisici, geografi, ingegneri, medici…anche ampi settori della società siciliana, in una ipotesi di sviluppo centrata sul binomio forza motrice-irrigazione. In realtà con l’ipotesi Omodeo-Vismara-Carnazza, nella prima metà del Novecento, falliva un “dirigismo sviluppista” incapace di darsi una base sociale dove essa doveva essere data: tra le popolazioni di quell’agrotown catanese”. (…)
“Nel sottosuolo sul quale sorge l’immensa distesa industriale coloniale del polo petrolchimico siracusano, esisteva uno dei più grandi laghi sommersi di acqua dolce del mondo mediterraneo. Gli antichi Siciliani lo conoscevano bene, infatti anche per questo vi costruirono città, sfidando le paludi. Anche i padroni dell’Idrovora petrolchimica, nel 1960, lo sapevano: e se la presero quell’Acqua purissima, come si presero, bruciandola per decenni, il 50% dell’acqua potabile della Sicilia orientale. E tutti stavano con loro: dalla politica regionale alle masse illuse dal mito petrolifero, come lo saranno dal mito della false “energie pulite”. C’è modo e modo di fare le cose: quello turbo-capitalistico è sempre lo stesso, con l’aggravante coloniale: qui ci fanno pagare anche la corda con cui ci impiccano!. E cosa fa la “Regione”?. Regala le acque siciliane a multinazionali francesi, spagnole, svizzere, italiane…in attesa dei marziani!”. (M. Di Mauro –TerraeLiberAzione Report 2003).
E non si può manco sentire il “governatore” Schifani –che pare cascato dalle nuvole – quando delira di “situazione imprevista e imprevedibile!”. E ora rivendica “super poteri modello Genova” (prima o dopo il crollo del Ponte?). Arrivò Schifani-Superman!.
Il ceto politico di Sicily Park è alienato e socialmente pericoloso: ma del tutto coerente con la Realtà della Sicilia italiana: formazione storico-sociale secolare di tipo neocoloniale. E non può esser altro.
Quanto al “disordine idraulico”, caro Renato Schifani, era tutto prevedibile. E i soldi per affrontare le criticità più gravi c’erano (FESR-UE) e c’era macari il Miliardo mancante per definire e avviare un “piano quinquennale” di riordino e sviluppo idraulico: era “in cassa”, nel FSC-UE (Fondo Sociale di Coesione): ma l’hanno bruciato nel delirio del “Ponte dei Miracoli”. Chiaro?.
E comunque, altro che “siccità”: ormai è un diluvio di investimenti neocoloniali: piovono miliardi su SICILY PARK, cruciale Hub geostrategico – militare energetico digitale – dell’imperialismo euro-atlantista “tricolorato” al centro del Mediterraneo.
Alla nostra Inchiesta quarantennale sulla gestione delle Acque siciliane –alzando uno sguardo sul Mondo- aggiungiamo ora un nuovo capitolo: al Tempo dell’avventuristica Transizione “green” –energetica, digitale e militare- dell’UE e del Kapitale che “veste verde”.
Nei secoli dei secoli la Terra siciliana è sempre stata dominata da chi ne controllava le Acque. Quanto alla “desertificazione”… nell’Isola l’Acqua non manca: e lo ripetiamo da 40 anni. Al di là dei mutamenti del regime pluviometrico, e piuttosto con più ragioni, il “disordine idraulico” –come tutte le altre criticità- non potrà essere superato senza una Visione di Sicilia chiara e organica, scientifica e realistica che spazzi via la piratizzazione coloniale multinazionale del patrimonio idrico (fosse solo mafia dei pozzari!) insieme alla Regione tricolorata fallita che è storicamente la “causa prima” di Tutti i Mali della nostra Terra.
Tempo scaduto: per dirne una, ma non a caso, gli attuali “Consorzi di Bonifica” -enti pubblici di diritto privato, commissariati dalla Regione fallita- sono implosi e vegetano nell’impotenza da 30 anni.
Le reti idriche sono fatiscenti, un colabrodo e non servono rattoppi: la Rete va ripensata con criteri, mappe e tecniche 4.0.
I soldi, se si vuole, si trovano: altro che Ponte dei Miracoli!. Ma questa Regione non ci deve mettere mano: è la centrale del caos e dell’alienazione politicante, prigioniera dell’irriformabile sistema IBOS: Inefficienza Burocratica Organizzata Scientificamente. Serve, piuttosto, una “Banca dell’Acqua”!.
In Sicily Park non servono altri “commissari”: ci bastano quelli delle serie TV: c’è una epidemia di commissari. Camilleri ci colpa!.
E a voler essere radicali: servirebbe la proclamazione dello “stato di eccezione” per affrontare seriamente criticità come il “disordine idraulico”: ma i Poteri vanno conferiti –a tempo determinato- a una task force di ingegneri tedeschi e cinesi: con carta bianca.
Ed ecco- in attesa della prossima puntata dello Spettacolo della Sete- il nuovo capitolo di questo secolare romanzo coloniale.
Per cultura generale è bene sapere che grandi quantità di acqua occorrono nell’Industria turistica (ed è evidente) ma anche nel ciclo della petrolchimica (e lo urliamo da 40 anni) e nel ciclo della microelettronica: ma non lo dice nessuno.
Ogni singolo microchip viene risciacquato un centinaio di volte in acqua distillata ultrapura: per rimuovere nanoparticelle alteranti di dimensioni inferiori ai 20 nm (nanometri: un nm =un miliardesimo di metro).
L’Idrovora della microelettronica necessita di quantità spettacolari di acqua ultra-pura anche per raffreddare gli impianti e depurare l’aria negli stabilimenti: e il peggio arriverà con i mega server dell’Intelligenza Artificiale.
E anche alla base del ciclo, nella produzione di wafer semiconduttori, occorre un fiume costante di acqua ultra-pura.
Per ottenere un litro di acqua ultra-pura occorre circa un litro e mezzo di quella che sgorga da un rubinetto di casa. Anche nell’Etna Valley –dove l’acqua, per quanto malgovernata e sprecata, abbonda grazie al gigantesco serbatoio del vulcano- per produrre un solo wafer semiconduttore in silicio, alla base dei chip, per decenni, quanta acqua si è consumata?. Le nostre fonti riferiscono di 7500 litri a wafer: da moltiplicare per quanti milioni di wafer prodotti?. E cosa accadrà se la nuova FAB “verticale” di STM a Catania –con 600.000 wafer a pieno regime: ogni settimana!- avrà una Impronta idrica di modello paragonabile a quello della Petrolchimica neocoloniale che, fin dagli anni Sessanta, ha bruciato fino al 50% delle Acque dei bacini della Sicilia Orientale (le Dighe furono realizzate con questa priorità)?.
Cosa prevede il Piano industriale di 5 Miliardi (2 pubblici: di tutti) in tema di Impronta idrica ed energetica?. Domande semplici: ma nessuno le pone. Se il problema non esiste, tanto meglio. Ma se esiste…
Per quanti progressi si siano compiuti negli ultimi anni nella riduzione dell’Impronta idrica –(sviluppo di “sistemi circolari” e trattamento delle acque di scarico: queste si quasi azzerabili) – lo sviluppo esponenziale e irreversibile delle quantità prodotte confermerà il carattere di IDROVORA anche del “Ciclo del Digitale”: dal wafer in SiC al chip fino alle 1000+ applicazioni senza le quali il Sistema Mondo si fermerebbe peggio assai che nel recente Lockdown pandemico. Questa è la Realtà: ci si risparmi almeno la retorica greenwashing!.
In Etna Valley, sorge anche la FAB 3SUN: un’altra astronave. 3Sun Gigafactory di ENEL Green Power: “La fabbrica del sole” nata nel 2010 (in avvio venne partecipata anche dalla giapponese Sharp e dalla “siciliana” STM): “la più grande fabbrica europea per la produzione di moduli fotovoltaici bifacciali ad elevate prestazioni”. Impronta idrica?. Tanto per saperlo: ENEL e STM ci tengono molto a comunicare il loro impegno nella “sostenibilità ambientale” nell’ambito della Responsible Mineral Initiative dal 2011.
Restando sui wafer in silicio: come quantifichiamo l’impronta idrica ed energetica di un pannello fotovoltaico?. Essa include l’impronta del wafer di base ecc. – Vero è che mediamente l’Energia investita per produrre un pannello è “recuperata” dall’Energia prodotta dal pannello stesso -nel suo ventennale ciclo di vita- in soli 2-4 anni (e la loro resa crescerà pare con l’introduzione dei wafer in silicio monocristallino).
Ma sotto questo calcolo da scuola elementare si nascondono immani FLUSSI INVISIBILI di RICCHEZZA che solo la Scienza del Realismo dialettico nella sua critica dell’Economia politica neocoloniale riesce a illuminare analizzando le CVG: le Catene del Valore Globale. Il modulo FV viene indubbiamente ammortizzato e valorizzato con grande rendimento sul mercato mondiale: ma i costi energetici –elettrici, idrici ecc.- restano in sottrazione invisibile nella contabilità eco-sociale dei Luoghi di estrazione-produzione (acqua, sole, vento…). E non se ne parla neanche!. Piuttosto si inscenano patologici teatrini di giubilo per il “nuovo investimento” (che ha comunque i suoi pregi: va detto: ma c’è modo e modo di Fare le Cose!).
L’avventuristica “Transizione” -energetica, digitale e militare- dell’Europa capitalistica che “veste verde”, può intanto fare a meno di Cibo sano e di un Paesaggio agrario “eco-sostenibile”, ma non può fare a meno di innovazione tecnologica e di quantità spettacolari di microchip su semiconduttori in wafer al carburo di silicio: “per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging”.
Il Ciclo complesso dell’avventuristica Transizione Energetica-Digitale-Militare dell’UE necessita anche di quantità spettacolari di ACQUA. Al di là dei mutamenti del regime pluviometrico, è una Impronta idrica che presenterà il conto: e non solo nella desertificazione colposa di Sicily Park: altro che “green”!. (Ma sia chiaro: il MICROCHIP è una conquista del General Intellect umano. E’ un campo di battaglia della Terza Guerra Mondiale ormai in corso. Ma sarebbe anche una potenza al servizio della RiEvoluzione umana verso la Gemeinwesen: la Comunità di Specie riconciliata con sé stessa e con Madre Terra).
In questo Contesto -anche nel Ciclo del Carburo di Silicio per il Riarmo Europeo- piovono Miliardi su Sicily Park: per i wafer SiC, la base evoluta del ciclo, il cui cuore europeo batte al Silicon Carbide Campus di STM in “Etna Valley”: 5 miliardi di euro (2 miliardi da parte dello Stato italiano, soldi di tutti, nel quadro dell’EU Chips Act – dunque in deroga alle norme anti-“aiuti di stato”: fine del liberismo: ora gli Stati “liberisti” son tornati generosi banchieri e “protezionisti”!).
Intanto, col CHIPS ACT –nella retorica anticinese a coprire nelle nebbie i timori anti-Usa- l’UE terremotata dalla “crisi ucraina”, si è lanciata all’inseguimento di Taiwan, l’Isola “Piattaforma Globale del Digitale” (con l’84% della quota di mercato globale, TSMC ha il dominio nella produzione di microchip ultra-miniaturizzati e più potenti).
A Taiwan, dove “tutto accade prima”… Per esempio, nel 2021, per fronteggiare la siccità, il governo vi ha imposto “tagli militarizzati” ai consumi idrici del gigante TSMC e delle altre aziende elettroniche che hanno perfino acquistato acqua all’estero, importandola via nave e trasportandola agli stabilimenti via camion: e non erano impreparati!.
In verità, nelle “riserve indiane” del Sicilystan –svuotate dalla C.E.M. (Coercive Engineered Migration)- fino al secolo scorso si tenevano devote processioni col santo protettore, invocando intercessioni pluviometriche… Ora non ci resta che la Danza della Pioggia.
Eppure In Sicilia l’acqua c’è. come accertato dai nostri scienziati Perrone ed Eredia oltre un secolo fa: sebbene “in un regime pluviometrico a forte variabilità”. A tal proposito mi pare giusto ricordare, ancora una volta, che alla fondazione della moderna scienza meteorologica decisivo fu il contributo siciliano (ma ci crederà qualcuno?!) sulla base delle rilevazioni metodiche dei tre osservatorii meteo catanesi: quello dell’Università, quello dell’Osservatorio astrofisico e quello che Boggiolera fece collocare presso la Scuola Enologica. Eravamo cent’anni avanti: altro che “situazione imprevista e imprevedibile!”.
Sicily Park sta facendo la fine che deve fare: “anche Dio vede cadere il passero, ma neanche Dio può farci niente” (Steinbeck). Ne siamo Testimoni, “a Futura Memoria, se la Memoria ha un Futuro” (Sciascia).
Dal 1984, Terra e LiberAzione è un Cammino di ricerca, di studio e azione ispirato, nella sua essenza, alla Scienza-Programma RiEvoluzionaria dell’Ecologia Sociale e ai suoi sviluppi teorici e pratici: consapevoli che “la Vita è un Esperimento con la Verità” (Gandhi) e la Cerca della Verità è pura illusione senza l’Andare “alla radice” delle Questioni, alzando uno sguardo realista e dialettico, critico e propositivo sulle cose della Vita e del Mondo. “Per la nostra Terra, per la sua LiberAzione!”.
L’Andare “alla radice” delle Questioni “per la Cura della Terra e la Buona Vita di tutte le sue Creature”. è già una laica e profetica “Via di Santità”. E tanto basta.
Ma chi ce l’ha fatto fare?. Certo, «se uno volesse comportarsi come un bue, potrebbe naturalmente volgere le spalle alle pene dell’umanità e preoccuparsi solo della propria pelle». [Karl Marx]
Mario Di Mauro – Fondatore di “TerraeLiberAzione”.
NOTA – Ciclo delle Acque 4.0 – Il rapporto europeo sulla Blue Economy è chiaro: diverse aree dell’UE sono a rischio di carestia idrica: civile, irrigua, industriale. E ritornano in primo piano –anche in Sicily Park- i Dissalatori e i Depuratori. Sorvoliamo sulla mitologia israeliana: l’avanguardia tecnologica e impiantistica nel ciclo delle acque… parla cinese, seguita dagli USA. E non è un caso.
In grande espansione, su scala globale (90%) è la tecnologia del dissalatore a osmosi inversa: la più ecosostenibile, che nei piani integrati è sviluppata insieme a innovativi impianti di riciclo dell’acqua. La forza motrice del ciclo è attivata sempre più dalle RES “Risorse Energetiche Rinnovabili”. Nel Mondo esistono attualmente oltre 20.000 impianti di dissalazione, circa 2400 in UE: soprattutto in Spagna (ma prevalgono le piccole dimensioni).
Nel caso siciliano occorre alzare uno sguardo sul Mondo: da Melbourne alla Cina agli Emirati del Golfo. L’Arcipelago siciliano “galleggia” sull’Acqua: vi si possono produrre milioni m3/giorno. E’ un altro campo di battaglia: che non può essere affrontato né dalla Regione fallita, né dalle Organizzazioni agricole prigioniere di AgroFarma e di modelli produttivi obsoleti, né, tantomeno, dai masanielli del “Forconismo”.
Serve una “Banca dell’Acqua”, che faccia chiarezza anche sulle Idrovore industriali: dalla petrolchimica al “digitale” e su un Paesaggio agrario di rifondare. Senza scordarsi dell’Industria turistica: che senza acqua chiude bottega.
@Estate 2024.( TerraeLiberAzione)