Un MILIONE di FANTASMI nelle NEBBIE del “MADE IN ITALY”.
(CICLO del CIBO e CLASSE OPERAIA INTERNAZIONALE)
La ristrutturazione sociale del Paesaggio agrario è tanto profonda quanto poco studiata: la rappresentazione mediatica delle Campagne, con poche eccezioni, inscena contadini eroici, sagre paesane e, di recente, i Trattori protestanti telecomandati dalle “multinazionali” dell’AgroFarmaceutica contro l’ipocrisia greenwashing dell’UE (Green Deal-Farm to Fork). (…)
A mobilitarsi è stata una piccola minoranza, benevolmente mediatizzata, dei milioni di “liberi agricoltori” UE, ridotti in realtà a “dipendenti a partita IVA” dell’AgroFarma e della GDO; e tenuti in vita dalla PAC (Politica Agricola Comunitaria).
Nell’Epoca dell’Imperialismo, “l’Agricoltore” post-contadino è solo un soldatino che combatte una Guerra non sua e di cui quasi nulla conosce. E la sua terza generazione configura i caratteri di una “mutazione antropologica”: i “nativi di agrofarma”.
Sia chiaro: la Realtà è più articolata, un vitivinicoltore con soli 5 ettari nelle Langhe piemontesi gestisce una azienda che vale 10 milioni di euro… e legge un buon libro ogni settimana. Ne riparliamo.
E “il Consumatore”?. E’ un colonizzato da BioPoteri di cui sconosce perfino l’esistenza; si riempie gli occhi allo Spettacolo del Cibo che dilaga inodore e insapore in tutte le Tv … e magari si indigna contro glifosato e allevamenti intensivi, ma se lo scorda un minuto dopo. E poi tutti a scarrellare tra le corsie del supermercato, immane accumulo di merci, a caccia delle offerte migliori: E’ la vita, sia chiaro: anche la nostra: al Tempo del Consumariato.
Del tutto assenti, nello Spettacolo “contadino” tricolorato e “sovranista”, un milione di lavoratori -diversamente colorati- ma anche un esercito di agronomi e di tecnici produttori. Fantasmi!.
La ristrutturazione del variegato paesaggio agrario italiano ci dice che in 40 anni 2 milioni di famiglie di piccoli agricoltori hanno abbandonato o ceduto ad aziende più grandi i loro terreni e impianti.
Censimento 1982: nel paesaggio agrario italiano vennero rilevate oltre 3milioni di aziende. Nel 2000 erano ridotte a 2milioni e 300mila.
Dopo altri vent’anni, se ne contano oggi meno della metà: 1,1 mln (ISTAT 2020). Ma il 64% non superano i 5 ettari e la media italiana si ferma a 11 ha. Nell’economia agraria spagnola – che ha ben valorizzato i “fondi europei” – l’azienda media conta su 26 ettari, in Germania su 63 ha, in Francia su 68 ha (Rapporto ISMEA 2023).
Al di là della lenta concentrazione fondiaria, che rende meno disfunzionali le medie aziende ottimizzando anche la meccanizzazione dei processi produttivi e riducendo la forza lavoro necessaria (meno 30% solo nell’ultimo decennio!): a fronte di una forte diminuzione di addetti tra i familiari -la “famiglia contadina” è in estinzione secolare – si registra, in appena un decennio, un raddoppio dei lavoratori salariati: dal 25% a quasi il 50% del totale.
Non che fosse sparita, ma ad onta dei suoi becchini emerge una rigenerata CLASSE OPERAIA che attiva 24h il CICLO del CIBO “MADE IN ITALY”.
Un MILIONE di FANTASMI. E questo dato statistico non include -anche per limiti concettuali e difficoltà tecnica di rilevamento- le quote di lavoro operaio nella LOGISTICA e nella GDO computabili e aggregabili, in giornate lavorative ecc.- al ciclo del cibo. Un “problema econometrico” da risolvere. Il MILIONE di FANTASMI è un dato di partenza: e può solo aumentare.
Commissionato dalla Fai-Cisl e realizzato dal Centro Studi Confronti (area chiesa valdese) col report “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture” per la prima volta viene analizzato su vasta scala il mondo dei lavoratori agricoli immigrati: quantificati in 362mila unità su un milione: oltre il 31% delle giornate di lavoro registrate nel 2023 (alle quali si aggiunge la montagna di giornate lavorate in nero, nel più bestiale sfruttamento: l’esercito dei Fantasmi di pelle B).
“Nel dettaglio, le principali provenienze nazionali registrate nei dati istituzionali sono tuttora, nell’ordine: Romania, Marocco, India, Albania e Senegal.
Le nazionalità dei rifugiati non compaiono nelle prime posizioni, e in generale l’Africa subsahariana è sottorappresentata.
Inoltre, i lavoratori romeni diminuiscono: da quasi 120mila nel 2016 a 78mila nel 2022; marocchini, indiani e albanesi crescono di qualche migliaio di unità: rispettivamente +7.009, +7.421 e +5.902.
Sostanzialmente stabili i tunisini, passati da 12.671 a 14.071; mentre in termini relativi risulta più marcata la crescita dei senegalesi, che sono quasi raddoppiati, passando da 9.526 a 16.229 (+6.703), e molto sostenuta quella dei nigeriani, passati da 2.786 a 11.894 (+9.108). Aumentano anche i maliani, da 3.654 a 8.123, e i gambiani, da 1.493 a 7.107”.
In sintesi: la ristrutturazione del paesaggio agrario italiano è caratterizzata, ormai strutturalmente, da un potente aumento del proletariato agricolo internazionalizzato, nella dimensione bracciantile ma anche in livelli tecnici più complessi: sono i Fantasmi che vennero ignorati perfino nello Spettacolo fascistoide del Lockdown e del “Green-Pass”: pur essendo stati precettati e dichiarati “indispensabili”: e grazie a loro nessuno è morto di fame!.
Il fenomeno va inquadrato su scala europea, ma nell’attuale pestilenza nazional-populista che attraversa l’italietta del Debitone e un intero Continente in cerca d’autore, è già qualcosa aver chiaro che:
-dai Trattati di Roma (1957) che istituirono la CEE e avviarono la PAC (1962) ha preso forma uno Stato agrario continentale -con una moneta federale- che governa il paesaggio agrario e zootecnico delle sue 300 regioni.
-la PAC è un campo di battaglia per la spartizione di fondi miliardari, ma configura anche uno strumento geopolitico su scala globale: se da sempre è la più grande voce di spesa del bilancio europeo che alimenta un potente vettore di pianificazione strategica del paesaggio agrario, è anche strumento di “intervento sui prezzi” e, de facto, di azione diplomatica in sede GATT e poi WTO.
-agli esaltati del “tutto-made-in-italy” comunichiamo che, per esempio, il Parmigiano Reggiano è prodotto da lavoratori indiani e commercializzato nel Mondo dal colosso francese Lactalis, che ha anche rilevato -e salvato- Parmalat dal disastro finanziario (e macari il siciliano Latte Sole).
Questa è la Realtà e l’elenco è lungo: non deve piacere o dispiacere: kist’è. I problemi e le potenzialità dell’Agricoltura non saranno mai compresi da chi vaga nelle nebbie del nazionalismo, più o meno razzista e xenofobo.
Quanto alle critiche e alternative, colturali e culturali, liberi tutti: ognuno ha le sue (ma il Kapitalismo è il problema: per tutti, bellezze!).
Il deragliamento delle timide e confuse misure UE- GREEN DEAL- FARM TO FORK, segna intanto un cambio culturale ricreando un climax favorevole all’AgroFarmaceutica ed a una lunga offensiva denigratrice -e ben finanziata- contro ogni Altra Agricoltura. Il linguaggio dice già di “ecologia punitiva”, travolgendo col falso Green Deal UE, anche i movimenti profetici, contadini ed ecosociali, vittime due volte del greenwashing euro-imperialista!.
BIO E’ MORTO, abbiamo detto durante la Protesta dei Trattori di AgroFarma: ma BIO risorgerà perché è la Vita!.
Il ciclo dei Cibo ha Padroni, global player, che dominano e orientano anche quello che non posseggono direttamente. E la concentrazione – centralizzazione, scoperta da Marx, procede senza retromarce. A procedere -senza retromarce- sarà anche l’esercito dell’AgroEcologia coi suoi tecnici produttori e i suoi operai sempre più specializzati: i Nuovi Contadini che erediteranno la Terra e il suo Ciclo del Cibo. (terza parte- continua)
*Torino, marzo 2024. Mario Di Mauro – Fondatore della Comunità TerraeLiberAzione
PRIMA PARTE: BIO E’ MORTO! > http://www.terraeliberazione.net/2024/02/13/bio-e-morto/
SECONDA PARTE – VERSO UNA AGRICOLTURA SENZA AGRICOLTORI > http://www.terraeliberazione.net/2024/03/25/verso-una-agricoltura-senza-agricoltori/
Sul tema anche il recente > http://www.terraeliberazione.net/2024/01/20/sicily-park-lisola-senza-cielo-senza-mare-esenza-terra/