Gennaio 1894. Lo STATO BORGHESE italiano DICHIARA GUERRA al PROLETARIATO siciliano.
Il 2 gennaio 1894, lo Stato borghese italiano dichiarò Guerra al Proletariato siciliano. La procedura fu democratica, con voto parlamentare (a maggioranza schiacciante) venne approvata la proposta di “stato d’assedio” avanzata dal Governo italiano presieduto dal siciliano Francesco Crispi.
La democrazia borghese era già il miglior involucro del Regime capitalistico: con le sue elezioni, i suoi parlamenti, il suo Spettacolo.
L’italietta borghese risorgimentata dichiarò democraticamente Guerra al Proletariato siciliano: in difesa dell’Ordine tricolorato “uno e fatto” e dei Padroni siciliani di vasti territori e ricche miniere che festeggiarono la decisione romana.
L’obiettivo sistemico dello “stato d’assedio” del 1894 era uno solo: sradicare e distruggere il movimento liberazionista dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, che dilagava da diversi anni nell’Isola rivendicando civilmente Giustizia sociale e Diritti civili.
Il dispositivo repressivo più estremo dello Stato moderno, lo “stato d’assedio”, nella Sicilia post-annessione non era una novità.
Già nel 1863, per imporre la leva obbligatoria (che i giovani siciliani rifiutavano) venne imposto lo “stato d’assedio”, conferendo i “pieni poteri” al generale Govone: migliaia di arrestati e condannati dai Tribunali militari, a centinaia fucilati. E poi abusi e atrocità per rappresaglia contro la popolazione che proteggeva i disobbedienti alla coscrizione obbligatoria… Alla città di Licata tagliarono i viveri e l’acqua potabile!. La neonata italietta tricolorata necessitava di carne da cannone per le sue guerre “risorgimentate”!.
Il secondo “stato d’assedio” arriva presto: per reprimere la Comune di Palermo e la “Rivoluzione del Sette e mezzo”. E non ci fecero mancare neanche il bombardamento navale e…il colera!. (da TerraeLiberAzione–Report 1991 -> vedi anche: https://terraeliberazione.files.wordpress.com/2016/09/di-mauro-vol-palermo.pdf ).
Per accupari, soffocare la Sicilia proletaria, nel gennaio 1894 venne mobilitato un imponente Corpo di spedizione neocoloniale forte di ben 40.000 soldati, vennero istituiti Tribunali militari, vietate le riunioni pubbliche, introdotta la censura sulla stampa… I “pieni poteri” vengono affidati al generale Morra di Lavriano sotto la regìa politica del presidente del consiglio. Il piano repressivo venne attuato rapidamente: con l’arresto dei dirigenti e con rastrellamenti di massa in almeno 70 città e paesi. Si riempiono le galere: “sold out”!.
Per giustificare lo “stato d’assedio” viene inventato un “complotto internazionale separatista”, addirittura un “Trattato internazionale”: ordito, dissero, da ambienti governativi francesi con il sostegno dello Zar di tutte le Russie e la benedizione del Papa (addirittura!) … e sottoscritto col leader socialista catanese De Felice Giuffrida, mente finissima dei Fasci, e con l’adesione del forte Movimento anarchico siciliano!. Obiettivo: “separare la Sicilia dall’Italia per porla sotto la protezione della Francia e della Russia”. Da Roma tricolorata si inventarono macari un “proclama insurrezionale” (sequestrato ad un pastaio di Petralia Soprana, era un Appello ad insorgere rivolto “agli operai, figli dei Vespri”).
In realtà la paranoia unitarista, anticlericale e anti-francese di Crispi aveva partorito una allucinazione spettacolare così incredibile che –malgrado la tragicità della situazione- suscitò risate popolari e perfino parlamentari. Ma la Menzogna spacciata dal Potere funzionò. Lo Spettacolo tricolorato schierò tutta la sua artiglieria giornalistica, a partire dal loro “Giornale di Sicilia”, per sparare la balla spaziale del “Trattato di Bisacquino”. Nasceva il “complotto separatista”: uno spot ancora in servizio nello Spettacolo neocoloniale e nelle sue Nebbie: all’occorrenza viene ricolorato e risparato.
Allo “stato d’assedio” crispino si giunge dopo una lunga e sistematica serie di azioni repressive e massacri sanguinari: ricordiamo, per esempio, i Fatti di Caltavuturo del 20 gennaio 1893, nel giorno di san Sebastiano martire: 11 proletari morti e decine feriti cadono sotto il piombo dello Stato borghese italiano: ritornavano, in centinaia, da un’occupazione simbolica del demanio comunale che il Sindaco aveva promesso da tempo di assegnare ai lavoratori autorganizzati. Ed erano terre pubbliche!.
Ma i Fasci proletari non si arrendono e continuano a crescere rafforzati dal sangue versato: le modernissime comunità fascianti proliferano come funghi liberazionisti in tutta l’Isola, a decine di migliaia vi aderiscono; tante e attive le donne e non mancano gli intellettuali e i professionisti progressisti: medici e avvocati, farmacisti e tecnici produttori… E nel solo 1893 la ricerca storica ha registrato almeno 120 manifestazioni di massa!.
L’attività del movimento non è solo “sindacale”: è la Vita sociale e culturale che si sta auto-organizzando, è una Sicilia libertaria e moderna quella che stava nascendo, animata da anarchici e socialisti, ma con rivendicazioni immediate formalmente “minimaliste” e per niente “rivoluzionarie” (come la riforma-riequilibrio dei “patti colonici” troppo sbilanciati a favore dei proprietari)… In alcuni cortei paesani –comunque- non mancarono neanche i ritratti della Madonna che protegge.
Il movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori ha un merito storico di attualità impressionante: la Questione siciliana diventava del tutto Lotta di Classe, emancipandosi se non altro dalle nebbie del populismo sicilianista e dalla subalternità ai Poteri dominanti.
La Repressione “crispina” ha deviato il corso della Storia siciliana. E non va taciuto che i Fasci siciliani vennero lasciati soli. Il Socialismo italiano, col suo “positivismo cieco”, vide nei Fasci la replica di una feudale jacquerie contadina: i Fasci –radicati anche nelle moderne città e animati da una moderna classe proletaria: altro che feudalesimo!. E se c’è una regione europea che non ha mai conosciuto il feudalesimo classico è proprio la Sicilia (e la Puglia siciliana)!. Il feudo senza feudatari v’era da secoli pienamente capitalistico e pienamente inserito nel Mercato mondiale, come “TerraeLiberAzione” sostiene e dimostra da un quarantennio.
I Fasci siciliani erano soli anche nel Mondo. Magari ci fosse stato per davvero…il “Trattato di Bisacquino”!. Quasi solo la grande spartachista polacca Rosa Luxemburg riconobbe il valore e l’attualità dei Fasci e…il grande scienziato e dirigente del Socialismo internazionale, Friedrich Engels, che, sebbene ormai malato terminale e cieco, volle inviare una Lettera meravigliosa al Proletariato siciliano che provava a riorganizzarsi dopo la devastante repressione che distrusse il movimento dei Fasci.
Perfino questa Lettera di solidarietà divenne oggetto di una montatura mediatica sul “complotto sovversivo internazionale”!.
”La natura ha fatto della Sicilia un Paradiso terrestre; ragione sufficiente perché la società umana, divisa in classi opposte, ne facesse un Inferno” – (F.Engels)
La Questione Siciliana, nella sua essenza di Questione sociale (riformisticamente definita nel Memorandum dei socialisti siciliani del 1896 rivolto al Commissario regio G. Codronchi) venne in Realtà risolta svuotando il demos isolano col metodo CEM (Coercive Engineered Migration): al tempo delle navi transoceaniche che deportarono “tonnellate umane” di proletari siciliani, italiani ed europei esuberanti o ”in esubero”, verso le Americhe: il Nuovo Mondo se li prese, arricchendo anche i troppo celebrati Florio, la cui parabola descrive magnificamente la storia dell’abortito sviluppo capitalistico della Sicilia “risorgimentata”).
La C.E.M. –che studiamo nei suoi cicli su un tempo secolare- è l’arcano, il segreto sistemico del controllo sociale sull’Isola contesa. Ma lo “stato d’assedio”, coi suoi “piani operativi”, la sua brutalità concentrata e le sue nebbie del “complotto separatista” è ancora una carta d’emergenza che lo Spettacolo replicherà all’occorrenza.
Il Crispismo è vivo e vegeto, ecco perché questo Stato fa bene a celebrare il suo statista. E noi facciamo bene a non dimenticare il “Macellaio di Ribera” e un “passato che non passa”.
@ Gennaio 2024. L’ISTITUTO TERRAELIBERAZIONE.
Scheda biografica
Francesco Crispi nasceva a Ribera (Ag) nel 1818, si spense a Napoli, nel 1901; le forze mentali del crispismo, invece, vivono ancora tra noi: anche se pochi le vedono.
Crispi fu il più grande e longevo politico e statista dell’italietta risorgimentata, “una e fatta”. Visse molte vite: rivoluzionario indipendentista nel 1848, fu esponente di alto livello in quello Stato di Sicilia presto travolto dalla Restaurazione europea che gelò la “Primavera dei Popoli”. Esule politico di idee mazziniane e di progresso sociale, abile e colto cospiratore, rientra in Sicilia nel 1860, mente finissima dei “Mille” e del vittorioso golpe-guerra tricolorato –telecomandato da Londra- che annette l’Isola al Regno dei Savoia precipitando il suicidio dello Stato delle Due Sicilie.
Abbandonate le sue “illusioni repubblicane e progressiste”, il Crispi diventa un “realista” in tutti i sensi. Per quattro volte fu infine anche presidente del Consiglio: dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896.
Alla sua azione “schizofrenica” si devono importanti riforme sociali: per esempio il Codice Zanardelli (1889) che abolì la pena di morte e introdusse la libertà di sciopero…
E veniamo al dunque: la pena di morte venne presto ristabilita in Sicilia, già nel 1893, a “fucilate di stato” sulle piazze in sciopero, nella Repressione scientifica che distrusse l’imponente movimento popolare dei Fasci dei Lavoratori che rivendicavano Giustizia sociale e Diritti civili: la “libertà di sciopero” vale fin quando non si rivendica niente!. E’ la moderna Legalità borghese, bellezze!. Il crispismo la tiene a battesimo… Alle richieste civili e ben motivate –da Roma- per ordine dello “statista siciliano”, si risponde con la brutalità dello “stato d’assedio”: controrivoluzione preventiva!.
La “paranoia” antifrancese e antipapale del Crispi ha una sua logica. Il grande statista “siciliano” fu il massimo artefice italiano della Triplice Alleanza con Germania e Austria e la sua visione delle cose assegnava un ruolo di primo piano alle dinamiche geopolitiche, in un contesto di provincialismo italico e nell’età dell’imperialismo, lo Statista, a suo modo, era un “gigante incatenato”.
Ristabilito l’ordine in Sicilia , la colonia interna, deviandone la Storia con effetti secolari; era tempo di avventure coloniali africane: e dopo qualche piccolo successo, con l’italica disfatta di Adua del 1896 e la vittoria del negus Menelik e dell’eroico popolo d’Etiopia, finisce anche l’avventura politica del Crispi, il più grande e longevo statista dell’italietta risorgimentata, “una e fatta”.
Crispi muore a Napoli, l’11 agosto 1901; le forze mentali del crispismo, invece, vivono ancora tra noi: anche se pochi le vedono. Nel 130° anniversario dell’infame “stato d’assedio” neocoloniale e antiproletario lo ricordiamo come il “Macellaio di Ribera”, anche se non fu solo questo.
Documento
Lettera di Engels ai Lavoratori Siciliani e al giornale “La Riscossa” –organo dei socialisti siciliani (30 giugno 1895) che riprendeva le pubblicazioni dopo lo “stato d’assedio” che lo aveva chiuso. Perfino questa Lettera di solidarietà divenne oggetto di una montatura mediatica sul “complotto sovversivo internazionale”!.
Al giornale La Riscossa di Palermo.
Salute e lunga vita al vostro giornale, organo dei lavoratori siciliani, salute al vostro partito che si riorganizza!
La natura ha fatto della Sicilia un paradiso terrestre; ragione sufficiente perché la società umana, divisa in classi opposte, ne facesse un inferno.
L’antichità greco-romana ha dotato la Sicilia della schiavitù per far produrre le grandi proprietà e le miniere. Il medio-evo alla schiavitù ha sostituito il servaggio e la feudalità.
L’epoca moderna, benché pretendesse di aver spezzate queste catene, non ha fatto che cambiarne la forma. Non soltanto essa ha conservato in realtà queste antiche servitù, ma vi aggiunta una nuova forma di sfruttamento e la più crudele, la più spietata di tutte: lo sfruttamento capitalista.
Gli antichi poeti siciliani, Teocrito e Mosco, hanno cantata la vita idillica degli schiavi-pastori loro contemporanei. Erano, senza dubbio, sogni poetici.
Ma vi è un poeta moderno così audace da cantare la vita idillica dei «liberi» lavoratori della Sicilia d’oggi?
I contadini di quest’isola non sarebbero felici se potessero lavorare i loro campi financo con le dure condizioni della mezzadria romana? Ecco sin dove ci ha condotto il sistema capitalista: gli uomini liberi rimpiangono la schiavitù del passato!…
Ma ch’essi si rassicurino. L’aurora ad una nuova e migliore società sorge luminosa per le classi oppresse di tutti i paesi. E dappertutto gli oppressi serrano le file; dappertutto essi si intendono a traverso le frontiere, a traverso le diverse lingue; l’esercito del proletariato internazionale si forma, e il nuovo secolo, che sta per cominciare, lo guiderà alla vittoria!…
Londra, 1895. F. ENGELS
Sulla Bibliografia
-La storiografia sulla Sicilia dell’Ottocento è immensa. Diverse centinaia di libri –anche di grande qualità scientifica e letteraria- sono stati acquisiti e studiati dall’Istituto TerraeLiberAzione. Sui Fasci segnaliamo –come base di partenza- i due volumi collettivi pubblicati dalle edizioni De Donato nel 1976 e i lavori di Renda, preziosi per la loro chiara ricchezza documentaria… Utile è il lavoro sviluppato dalle edizioni anarchiche “Sicilia Punto L” di Ragusa. Tra i lavori più recenti segnaliamo i libri di Giuseppe Oddo sul “Miraggio della Terra in Sicilia”. Quanto alla Storia critica, realista e dialettica, della Sicilia dell’Ottocento (e non solo) è ancora da scrivere.
-La “lettera siciliana” di Engels ci arriva da un volume pubblicato negli anni Cinquanta dalle edizioni Critica Sociale del PSI. Quanto alle “OPERE” di MARX ed ENGELS sono state pubblicate in italiano –in 50 volumi ben introdotti e spiegati- dai nostri amici delle Edizioni LOTTA COMUNISTA solo di recente: è pazzesco, ma nessuno c’era riuscito prima in 150 anni: neanche i ricchi “opportunisti” del PCI!. Bravi!. Info: www.edizionilottacomunista.com