Estate 1943: dall’Operazione Husky all’A.M.G.O.T.

L’Isola contesa nelle Tempeste della 2° Guerra Mondiale.

(seconda parte)

Furono giorni lunghi che valevano mesi, in mesi infiniti che valevano decenni, quelli dell’Operazione Husky, i 38 giorni di battaglie siciliane che dal 10 luglio al 17 agosto dell’anno 1943 cambiarono le sorti della seconda Guerra Mondiale e agiscono sul Presente come un Passato che non passa.

Lo Spettacolo “celebrativo” dell’80° dello “Sbarco” inscena retoriche patriottarde, incluso il demenziale vittimismo tricolorato alimentato dalla rimozione delle responsabilità criminali del Duce e del Re e delle “masse fascistizzate”… al tempo di una “pacificazione nazionale” più evocata che ricercata nella Verità. Da chi ha confuso la Repubblica italiana con la Repubblica di Salò: nessuna sorpresa.

Perfino l’8 Settembre, la caotica Resa firmata a Cassibile (Siracusa) e camuffata da “Armistizio”, resta tema di irrisolta Memoria collettiva. Solo la Verità può “pacificare” e rendere Liberi e Forti. E di Verità, anche in queste “celebrazioni” dell’80° dell’Operazione Husky, se ne vede poca.

Sorvoliamo, pacificamente, sulla malcelata Sindrome di Stoccolma che affligge la nostrana Destra post-fascista che ha trasformato da decenni il suo vittimismo in servile adesione al Regime di Washington – in nome dell’anticomunismo (fantasmatico!)- ottenendone però il “bollino a stelle-e-strisce”, il Washington Consensus per “governare l’italietta”- sebbene permangano tragicomici problemi di elaborazione del lutto… nell’identità storico-politica dei “sovranisti tricolorati”: e si vede. Abbiate coraggio, citate Gobetti e Rosselli, citate noi Antifascisti realisti e dialettici: “il Fascismo fu l’autobiografia di una nazione nata sgorbia nel 1860, il compimento del Risorgimento, la nazionalizzazione delle masse…”. Questo fu. La Verità, nuda e terribile, l’essenza dell’Ideologia italiana e del suo Imperialismo straccione.

Qui di seguito pubblichiamo la seconda parte del nostro documento politico su “La Sicilia nelle Tempeste della seconda G.M.”.

(la prima è qui: http://www.terraeliberazione.net/2023/07/07/estate-1943-loperazione-husky-guerra-totale-in-sicily-park/ )


Dall’OPERAZIONE HUSKY all’A.M.G.O.T.

Per l’occupazione della Sicilia, e di altre nazioni, i vertici politico-militari degli Alleati avevano previsto la necessità dell’amministrazione dei territori occupati. L’esperienza secolare dell’imperialismo britannico fu di certo messa a profitto sia nell’elaborazione teorica che nei “corsi di formazione quadri” attivati a Charlottesville, negli USA e a Wimbledon nel Regno Unito, che fin dall’inizio della guerra erano destinati ad addestrare gli ufficiali alleati nell’amministrazione dei territori da occupare (CAO, Civil Affairs Officer).

Nelle operazioni propedeutiche di ricognizione e studio della Realtà siciliana, un vero laboratorio per la costruzione del Modello, si verificava tra l’altro anche quale fosse il vero stato d’animo delle autorità italiane e delle popolazioni nell’isola, nonché il grado di penetrazione dell’azione politico-informativa delle forze Alleate e della Resistenza. A tal proposito giova ricordare ciò che riferì un dirigente del PCI clandestino, Franco Grasso, riguardo ad un colloquio da lui avuto con Finocchiaro Aprile: ‘Poiché giudicavo il movimento separatista il più deciso dopo il nostro, ai primi del ’43 proposi a Finocchiaro Aprile di partecipare con noi alla preparazione di squadre armate per l’eventualità di una lotta aperta contro i nazisti. Finocchiaro prese un mese di tempo per rispondermi, finché il giudice Piazza che era il suo braccio destro in Sicilia non mi disse testualmente: “non ci sarà bisogno di lotta armata perché l’esercito italiano… non si opporrà allo Sbarco”. Rimasi di stucco di fronte a questa dichiarazione pronunciata con assoluta certezza’. Ed in effetti, le munitissime piazzeforti di Augusta e di Siracusa caddero senza sparare un colpo.

ALLEATI CONCORRENTI

Altro aspetto poco evidenziato è che durante l’Operazione Husky si svolse una corsa che vide in concorrenza gli inglesi e gli statunitensi. Effettivamente il Generale Patton, comandante della VII° Armata subito dopo lo Sbarco, e dopo aver superato l’iniziale resistenza delle truppe italo-tedesche nella piana di Gela, intraprese una rapida incursione in profondità che lo portò a occupare Palermo il 20 luglio e, subito dopo, a lanciarsi verso Messina.

La cruciale Città dello Stretto, nella stesura del piano anglo-statunitense di conquista della Sicilia, era stata attribuita agli inglesi dell’VIII° Armata del Feldmaresciallo Montgomery, la quale aveva rallentato la marcia per via dell’inattesa resistenza tedesca incontrata presso il fiume Simeto, sul Ponte di Primosole, alle porte di Catania. Insomma, Patton, evidentemente su ordine superiore, era intenzionato a rompere il patto con Winston Churchill sulla “Spartizione” con vista sulle Aree di influenza dell’intero Quadrante mediterraneo. E lo si vide in seguito, fino alla Crisi di Suez (1956).

Vista l’importanza che aveva il Mar Mediterraneo nel possesso del Sea Power, e avendo la Sicilia il ruolo di ‘Axis Mediterranei’, ovvero di perno del Mediterraneo, il controllo dell’Isola valeva una tale posta che andava ben giocata, anche rompendo eventuali accordi già presi. La corsa di Patton verso Messina venne temporaneamente bloccata a Milazzo, proprio là dove 83 anni prima, nel 1860, Garibaldi venne fermato dalle forze duosiciliane. E come nel 1860, Patton superò l’ostacolo con uno sbarco alle spalle delle forze nemiche. Anche ai tempi di Garibaldi venne usata una forza statunitense (e non è un’altra storia!).

L’azione di Patton e di Montgomery influenzano a tutt’oggi la storia e le vicende della Sicilia, e non solo. Perciò tale episodio viene volontariamente sottovalutato, se non sottaciuto. Chi si ricorda ad esempio che la Sicilia venne suddivisa in due zone amministrative, una inglese e l’altra statunitense, tra loro impermeabili: solo ufficiali autorizzati potevano passare nell’altra zona amministrativa. Ciò può pur voler dire qualcosa.

LA REGION-1. L’ISOLA CONTESA CAMBIA PADRONE

In sintesi. era nata la Region 1 del Regime di Washington, the Hub of the Med. L’Isola contesa cambiò padrone.

L’8 Settembre, intanto, venne firmata a Cassibile (Siracusa) la caotica Resa camuffata da “Armistizio”. Poi arrivò la “cobelligeranza”, nello sbando generale (…). L’imperialismo tricolorato, straccione per DNA, in realtà, cambiava fronte a guerra in corso: una sua specialità!. Mentre al Nord nasceva la fantasmatica Repubblica Sociale di Mussolini asservita al Terzo Reich.

Il 24 ottobre 1943, intanto, ben oltre la temporanea A.M.G.O.T. (il Governo militare dei Territori Occupati)- era nata anche la SICILY REGION 1 del Regime di Washington nel Mediterraneo: le Guerre del Duce confermano la regola del “nazionalismo nemico mortale della nazione” (e delle sue stesse “colonie interne”!).

Il modello “AMGOT” era un Regime di occupazione neocoloniale, ma non privo di aspetti “volenterosi” nel fronteggiare il Caos e il Disastro sociale: Fame, Macerie e Colera. Il governatore Charles Poletti, liberal e concreto, utilizzando realisticamente strutture e materiale umano utilizzabili, emanò in “cento giorni” ben 164 “provvedimenti”. Al resto, nella Sopravvivenza, ci pensò la solidarietà comunitaria (e il mercato nero, più che gli “ammassi obbligatori” e i razionamenti: l’Intrallazzo, una “necessità” che, nel si salvi chi può, produsse anche arricchimenti improvvisi). Ne riparliamo.

Il modello AMGOT, sperimentato nella Region 1,venne via via applicato in Italia, Germania, Austria, Giappone, Norvegia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio… e con difficoltà fino all’aborto prematuro anche in Danimarca e Francia. Il “Laboratorio siciliano” nelle Tempeste della seconda G.M.!.

Dopo l’occupazione della Sicilia, le aree controllate vennero suddivise in zone amministrative tra gli statunitensi e gli inglesi. Messina, Catania, Siracusa e Ragusa vennero sottoposte al controllo inglese, mentre Trapani, Palermo, Agrigento, Enna e Caltanissetta furono sottoposte al controllo statunitense.

Le due amministrazioni, sebbene caratterizzate da violenze, furti, saccheggi, requisizioni armate, spoliazioni, prevaricazioni e umiliazioni, e da un comune disprezzo verso i siciliani, si distinguevano per le modalità.

Gli inglesi e i loro associati del Commonwealth instaurarono nella loro zona un vero e proprio regime coloniale. Controlli e retate erano la norma, tanto più che a Priolo fu installato un campo di concentramento che ospitò almeno 7000 prigionieri, civili e militari. Ospitò, si fa per dire, poiché il campo di concentramento era sprovvisto di baracche… Come racconta Sandro Attanasio, le angherie e i soprusi da parte degli Alleati erano la norma. Per un nonnulla si poteva finire nel campo di Priolo, anche per resistenza a un soldato alleato che rapina una bicicletta…

Tra l’altro i prigionieri di guerra fatti, in Sicilia, dagli inglesi finivano nei campi di concentramento in Nord Africa o in India.

Al contrario nella zona amministrata dagli statunitensi, la prima vera decisione presa dai generali Patton e Bradley fu quella di rilasciare i prigionieri di guerra siciliani. Ciò garantì una maggiore stabilità nella zona USA. Non era estranea a tale decisione la notevole presenza nelle fila delle forze armate statunitensi di immigrati di origine siciliana.

Nel frattempo gli eventi bellici mutavano il quadro della situazione in Sicilia, a fine 1943 era stato costituito il Regno d’Italia (Regno del Sud) e si avvicinava il momento del passaggio dell’amministrazione della Sicilia dalle mani degli alleati a quelle di Badoglio e di Vittorio Emanuele.

Il 29/30 Novembre 1943, Poletti chiese ai prefetti isolani di firmare un ordine del giorno che chiedeva il trasferimento della Sicilia sotto l’amministrazione di Brindisi. I prefetti rifiutarono. (…)

Durante il congresso costitutivo della Democrazia Cristiana, a Caltanissetta, si seppe dell’imminente nomina di un Alto Commissario unico per la Sicilia. Su questo punto si manifestò la spaccatura tra unitari e autonomisti: Mattarella, Aldisio, Alessi, Caristia, Cortese, La Ferlita, Pecoraro, Tudisco si dichiararono per l’unità con l’Italia, mentre Milazzo, Libertini, La Rosa, Marullo presentarono una mozione che richiedeva autonomia di decisione per il popolo siciliano. S’impose la corrente unitaria, che respinse la mozione, e gli autonomisti abbandonarono il congresso.

Anche gli indipendentisti, saputa l’imminente nomina del Commissario, organizzarono una riunione segreta a Palermo, presso Villa Tasca. Parteciparono alla riunione: Andrea Finocchiaro Aprile, Francesco Termini, Santi Rindone, Lucio Tasca di Bordonaro, Luigi La Rosa, Giuseppe Faranda, Domenico Cigna, A. Parlapiano Vella, Giovanni Guarino Amella, Calogero Vizzini, Edoardo Di Giovanni, Mariano Costa. Nella riunione fu stilato un appello alle autorità Alleate affinché la Sicilia non ritornasse sotto l’autorità italiana.

L’appello rimase inascoltato, infatti, dopo che rappresentanti siciliani avevano partecipato al congresso di Bari del 28 gennaio 1944, grazie all’attivo concorso degli inglesi, fu costituito il CLN siciliano, preludio al rientro della Sicilia nell’amministrazione italiana di Badoglio.


L’11 febbraio 1944, il governo formale dell’ISOLA CONTESA venne trasferito dall’AMGOT al “Regno del Sud” guidato dal “governo Badoglio”, che la rioccupa militarmente e la “commissaria”. Mentre vengono subito garantite le libertà politiche tricolorate…viene scatenata una feroce e sistematica repressione contro il vasto e plurale mondo indipendentista.- Il 12 Febbraio 1944, il Generale Alexander proclamava ufficialmente la ‘fine’ dell’AMGOT.

Il primo passo della ‘nuova’ amministrazione italiana, fu il passo più antico: il trasferimento in Sicilia della Divisione del Regio Esercito ‘Sabaudia’, stanziata in Sardegna, e costituita da sardi del tutto ignari della “situazione”. L’unità venne trasferita in Sicilia a bordo dell’incrociatore Raimondo Montecuccoli, del cacciatorpediniere Velite, di una nave Liberty della Regia Marina Militare e di sei LST (mezzi da sbarco) della Royal Navy inglese. (…)


E Noi Siciliani?. Siamo prigionieri di una geopolitica novecentesca: in Sicily Park –più che altrove- la seconda Guerra Mondiale non è mai finita. La “Sicilia” –in violazione del Trattato di Parigi del 1947, che “precisava” gli esiti della seconda Guerra Mondiale, e la supponeva “smilitarizzata”- divenne in realtà una cruciale piattaforma geostrategica dell’Imperialismo euro-atlantista: amministrata da Roma nelle nebbie di una falsa “autonomia regionale”: al centro del corridoio mediterraneo, laddove scorre tra l’altro il 30% del traffico commerciale del sistema-Mondo, non c’è spazio per nessuna Autonomia, per non dire altro.

E’ la Region 1, Hub of the Med, del Regime di Washington, una piattaforma girevole oggi in evoluzione su linee di penetrazione a lungo raggio, che verranno consolidate dal sistema Muos e dalla rimodulazione delle basi militari attuali e future.

Nella nostra analisi strategica, impostata nel 1984, in bilancio della Battaglia di Comiso contro i 112 euromissili atomici americani, alla quale abbiamo partecipato in prima linea, è questo un “punto fermo”: la Sicilia è una “riserva indiana”, e l’Amgot, de facto, con le sue “Gladio”, non se ne è mai andata. (2-continua)

8 Settembre 2023. La Comunità TerraeLiberAzione