GLORIA ETERNA A MUAMMAR GHEDDAFI, Profeta dell’Umanità e ultimo “Re dell’Africa”!
Nel decennale del GolpeGuerra imperialista che ha riportato l’Africa e il Mediterraneo indietro di un Secolo, rendiamo Onore a Muammar Gheddafi anche pubblicando in e-book gratuito il suo libro “I RACCONTI dalla TENDA” (a cura di Mario Di Mauro e Alessandro Lattanzio –coedizioneTerraeLiberAzione-Armando Siciliano – disponibile da anni in libreria).
La LIBIA moderna nasce e muore col suo Fondatore: il più grande e longevo leader anticolonialista della storia africana e mediterranea. Il Grande rivoluzionario democratico-direttista che socializza l’immensa RICCHEZZA sepolta nelle sabbie, modernizzando un immenso paese in cui non conoscevano neanche l’alfabeto e l’acqua corrente, gli ospedali e le università, …le case a tutti e la benzina gratuita: e potremmo continuare.
Ovvio che questo modello politico in costruzione, la Jamahiriya (autogoverno popolare fondato sulla democrazia diretta) – oltre al sostegno reale che Gheddafi ha offerto a decine di movimenti antimperialisti nel Mondo e al rifiuto di svendere petrolio e gas – ha sempre dato fastidio alla Bestia imperialista che da secoli saccheggia l’Africa. Per questo Gheddafi è stato mostrificato dallo Spettacolo imperialista, che inscena la sua ipocrita e truffaldina “dittatura democratica” (non è un ossimoro, è la realtà pura e semplice: e il gioco è truccato).
2011 – Nel caos programmato “da remoto” e mediatizzato come “primavera araba” il vero obiettivo era quello di distruggere la Jamahiriya libica di Gheddafi che aveva –tra l’altro- appena coniato una potente MONETA AFRICANA di SVILUPPO indipendente dal Fondo Monetario Internazionale.
“In questo 2011 la storia del Mediterraneo è tornata indietro di un secolo”, lo abbiamo scritto a marzo 2011. E lì è rimasta.
Contro Gheddafi e la sua visione panafricana venne scatenato un sofisticato GolpeGuerra telecomandato “da remoto” e attuato in due fasi nelle nebbie colorate di una inesistente “rivoluzione popolare”.
La “rivoluzione garibaldesca” – animata da terroristi islamici, soldi arabi e commandos clandestini di paesi NATO – è presto fallita, ma, nelle caotiche nebbie di sabbia colorata che ha sollevato, interviene una coalizione di 40 Stati- trascinata da Parigi e Londra, Turchia e petrol-monarchie arabe: a questa grande coalizione che non ha precedenti neanche nelle Guerre Mondiali e viene legittimata con cinica ambiguità dal circo dell’ONU- si accoda subito e all’unanimità, il più vigliacco, traditore (e autolesionista) degli Stati dell’intera epoca moderna: l’italietta imperialista stracciona.
La falsificazione mediatica è totalitaria: poche voci dissentono. Sulle strade italiane non sfila nessuna manifestazione in difesa della Jamahiriya libica e dell’Africa indipendente, tranne quella del piccolo movimento siciliano TerraeLiberAzione che, sebbene isolato, mantiene la schiena dritta.
I frutti marci dell’imperialismo “occidentale” moltiplicano da secoli i semi avvelenati del caos e della miseria coloniali: oggi anche nelle FAIDE scatenate dalla Tempesta imperialista che ha distrutto il più sviluppato e promettente paese dell’intero Continente africano: la profetica Jamahiriya Socialista Popolare di Libia.
Ora e sempre:
Onore a Muammar Gheddafi, combattente e martire caduto per l’indipendenza dell’Africa!
La Libia moderna è nata ed è morta con Muammar Gheddafi: che piaccia o meno solo questa è la Verità.
Ed ecco-ancora una volta- i 10 motivi per cui “l’Occidente” (col suo codazzo turco e arabo petrolifero) ha ucciso l’ultimo “Re dell’Africa”, il più grande anticolonialista del Pianeta: Muammar Gheddafi.
Muammar Gheddafi fu ucciso perché pensava che l’Africa era matura per sfuggire alla povertà coi propri mezzi, svolgendo il proprio ruolo nella governance globale.
Ecco in 10 punti perché Gheddafi doveva morire:
1)- Il primo satellite africano RASCOM-1
Fu la Libia di Gheddafi ad offrire la prima vera rivoluzione in Africa dei tempi moderni: assicurando la copertura universale del continente per telefonia, televisione, radio e molte altre applicazioni come telemedicina e istruzione a distanza; per la prima volta, una connessione a basso costo diventava disponibile nel continente, anche nelle zone rurali, con il sistema del ponte radio WMAX.
La storia inizia nel 1992, quando 45 Paesi africani crearono la società RASCOM per avere un satellite africano e ridurre i costi di comunicazione nel continente.
Le chiamate da e verso l’Africa allora avevano le tariffe più costose del mondo, perché c’era una tassa di 500 milioni di dollari che l’Europa incassava ogni anno dalle conversazioni telefoniche, anche all’interno dei Paesi africani, per il transito dei satelliti europei come Intelsat.
Il satellite africano costava solo 400 milioni da pagare una sola volta, senza mai più pagare 500 milioni di affitto all’anno. Quale banchiere non finanzierebbe un progetto del genere, ma l’equazione più difficile fu: come lo schiavo si sbarazza dello sfruttamento servile dal padrone se cerca aiuto da quest’ultimo per raggiungere questo obiettivo? Così, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Stati Uniti, Unione europea ingannarono questi Paesi per 14 anni. Nel 2006, Gheddafi pose fine all’inutile agonia dell’elemosina dai presunti benefattori occidentali che praticano prestiti a tassi usurari; la Guida libica mise sul tavolo 300 milioni di dollari, la Banca di Sviluppo africana 50 milioni, la Banca per lo Sviluppo dell’Africa occidentale 27 milioni, così l’Africa dal 26 dicembre 2007 ebbe il suo primo satellite per telecomunicazioni della storia.
La Libia di Gheddafi è costata all’Occidente non solo 500 milioni di dollari all’anno di profitti coloniali, ma miliardi di dollari di debito ed interessi che tale debito avrebbe generato all’infinito e in modo esponenziale, mantenendo il sistema occulto per spogliare l’Africa.
2) – Base monetaria dell’Africa, Banca centrale africana, Banca di investimenti africana
I 30 miliardi di dollari sequestrati da Obama appartengono alla Banca centrale libica, previsti dalla Libia per la creazione della federazione africana attraverso tre progetti faro:
3) – Banca di investimenti africana a Sirte, in Libia e creazione nel 2011 del Fondo monetario africano con capitale di 42 miliardi di dollari a Yaounde.
4) – Banca centrale africana ad Abuja, in Nigeria, la cui prima emissione monetaria africana significava la fine del franco CFA attraverso cui Parigi domina alcuni Paesi africani da 50 anni.
5) – E’ comprensibile dunque ancora una volta la rabbia di Parigi contro Gheddafi. Il Fondo monetario africano doveva sostituire eventualmente tutte le attività sul suolo africano con cui il Fondo monetario internazionale, con solo 25 miliardi di dollari di capitale, ha saputo piegare un intero continente con privatizzazioni discutibili, obbligando i Paesi africani a passare dai monopoli pubblici a quelli privati. Sono gli stessi Paesi occidentali che chiesero di divenire membri del Fondo monetario africano e, unanimemente, il 16-17 dicembre 2010 a Yaounde gli africani respinsero tali lussuriosi, decidendo che solo i Paesi africani fossero membri del FMA.
I cinque fattori che motivarono Nicolas Sarkozy a combattere la guerra contro la Libia, secondo David Ignatius del Washington Post, “Blumenthal ricevette le informazioni sulla Libia da un ex-agente della CIA:
6) – Desiderio di una maggiore quota di petrolio libico;
7) – Aumentare l’influenza francese in Nord Africa;
8) – Migliorare la situazione politica interna in Francia;
9) – Offrire all’esercito francese la possibilità di ripristinare la sua posizione nel mondo;
10) – Rispondere alle preoccupazioni dei suoi consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi per soppiantare la Francia come potenza dominante in Africa occidentale”.
Su quest’ultimo punto, il memorandum menziona l’esistenza del tesoro di Gheddafi, 143 tonnellate d’oro e quasi altrettanto di argento, trasferite da Tripoli a Sabha nel sud della Libia, una quindicina di giorni dopo l’avvio dell’operazione militare. “Quest’oro fu accumulato allo scopo di creare una valuta panafricana supportata dal dinaro d’oro libico. Questo piano doveva fornire ai Paesi africani francofoni l’alternativa al franco CFA“. (cfr. PanAfrican-20-5-2016)