Ricordare CANEPA.
Noi indipendentisti ci siamo sempre stati: censurati, perseguitati, mascariati, insultati. “Da dove sono spuntate tutte queste bandiere con la Trinakria?” – se lo chiedono su “la Repubblica-Edizione di Palermo” . Mancu su erimu in Norvegia!.
Era il 17 giugno del 1945. 75 anni, in un Paese normale, sarebbe un Tempo più che sufficiente per “storicizzare” un Fatto. Ma la Storia delle Colonie è prigioniera di un Passato che non passa, e questa Sicilia italienata non è Soggetto del suo Tempo storico poiché non possiede, né potrebbe possedere, il suo Presente.
La storia dei Siciliani è lunga diecimila anni. Ed è la Sicilia a fare i Siciliani!.
Oggi, in questa sicilietta italienata, Isola del Tesoro ridotta a Isola dei Poveri, una colonia di saccheggio perduta a sé stessa e “tenuta in sopravvivenza” dall’INPS… andando controcorrente, ricordiamo chi –in ogni Tempo- ha dato la Vita per liberarla da oppressione e sfruttamento.
Lo facciamo –come comunità TerraeLiberAzione- da un quarantennio. Il luogo che più di altri ci parla al Presente, in questo “passato che non passa”, è il Sacrario dei martiri dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia, fondato da quel partigiano Canepa, il professore guerrigliero, che venne “mitragliato”, insieme ad altri giovani evisti, in un “agguato di stato”, a Randazzo (contrada Murazzu Ruttu) e lasciato morire per dissanguamento nel cimitero di Jonia (Giarre) dopo molte ore di devastante agonia. Era il 17 giugno del 1945.
I cadaveri di Antonio Canepa, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice vennero occultati dal Segreto di Stato per un lustro, fino al 1950, quando trovarono infine sepoltura dignitosa nel loro Sacrario, a Catania, sul viale degli uomini illustri del cimitero monumentale.
La loro Memoria è tuttora oggetto di oblio, mascariamenti e depistaggi.
La “Strage di Randazzo” fu una covert operation realizzata nella logica della “controrivoluzione preventiva”: le modalità stesse della morte del Comandante Canepa –per dissanguamento all’obitorio; il doppio-triplo depistaggio e perfino l’occultamento dei cadaveri dei nostri tre compagni trucidati: con tanto di “segreto di stato” sulle tombe!. La “democrazia”, in Sicilia, si presentò subito col suo peggior bigliettino da visita!.
Intanto, a damnatio memoriae dei veri PARTIGIANI SICILIANI, continuano, quasi per inerzia: il silenzio assordante delle “Istituzioni” (ma anche dell’A.N.P.I. e di tutto il “partigianesimo” di marca CLN, peraltro omertoso e complice); la vigliaccheria del “mondo accademico” e la denigrazione che unisce in allegra compagnia l’asineria storiografica “sinistrata” e l’odio viscerale della letteratura “ad-destrata”. Punto.
La Verità (occultata) su Canepa, è lo scandalo più inaudito della Storia siciliana degli ultimi 75 anni.
La strategia del partito armato EVIS nasce e muore con Canepa (il GRIS di Concetto Gallo, che ne raduna alcune decine di militanti allo sbando dopo la strage di Murazzu Ruttu, ne costituisce l’ultimo legittimo ed eroico colpo di coda alla fine del 1945).
L’EVIS non era un “esercito di pazzi” per “vincere una guerra”. Il “campo militare” dell’EVIS, a Cesarò, aveva anche la segnaletica stradale!.
L’EVIS fu un “partito armato”, sostanzialmente difensivo e negoziale, per vincere una PACE più GIUSTA.
L’EVIS era formato in prevalenza da giovani studenti, artigiani e contadini. E si chiamavano “compagni”.
L’EVIS nasce e muore con Canepa e Rosano e non arruolava bande e banditi –peraltro non ne aveva bisogno: almeno metà delle forze vennero lasciate in seconda linea, specie nella roccaforte catanese, con delicati compiti logistici, di intelligence e propaganda- Semmai ebbero scontri col banditismo. In uno di questi cadde il giovane Francesco Ilardi (sepolto anche lui al Sacrario di Catania).
In ogni caso –oltre ogni ragionevole dubbio e nella strategia trotskista-canepiana della Rivoluzione permanente- l’EVIS è la continuazione–anche fisica- della RESISTENZA ANTIFASCISTA nell’Isola. Quella vera. L’unica che abbia avuto un ruolo politico-militare.
La storia dei Siciliani è lunga diecimila anni. E’ la Sicilia a fare i Siciliani!.
Dal 1860, la condizione neocoloniale della Sicilia è determinata dall’annessione al regnucolo piemontese, che fu violenta e truffaldina, telecomandata da Londra, e attuata nel caos colorato della falsa flag garibaldina e grazie al suicidio per incapacità geostrategica e corruzione interna dello Stato delle Due Sicilie.
Da allora, l’ascensore sociale è gestito in funzione della sottomissione ideologica all’italietta “una e fatta”: carriere e privilegi per una ristretta borghesia tricolorata; e repressione antipopolare sistemica, che usa la leva obbligatoria e l’emigrazione coatta come regolatori del metabolismo sociale. E –all’occorrenza– non si risparmiano neanche pallottole e bombe tricolorate. Oggi non ne hanno più bisogno, le bombe tricolorate ce le mettono nel cervello fin dalla nascita!.
Dal 1945, la condizione neocoloniale della Sicilia è incardinata negli esiti della seconda G.M. in cui fummo trascinati dal Duce.
Dopo “Ottant’anni di OCCUPAZIONE ITALIANA” sigillati in “VENTANNI di MALGOVERNO FASCISTA” (e di “nazionalizzazione delle masse”)… sulle macerie, nel caos e nelle nebbie di una Guerra voluta dal Duce per estendere il suo tragicomico “impero”, la Sicilia resistente – illusorio “centro dell’impero”- si mobilitava per la sua Indipendenza. Per la sua “RESA dei CONTI”.
La seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Ripuliti i fatti dalle ideologie, purificata la nostra stessa Memoria, quello che resta della seconda Guerra Mondiale è uno scontro micidiale tra Potenze concorrenti, che si risolse nella divisione del Mondo in due, dell’Europa in due, della Germania in due, di Berlino in due. E nella lunga ritirata dei vecchi imperi coloniali europei… “vincitori”, scatenata dall’indipendenza dell’India e, soprattutto, dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese di Mao.
A guerra ancora in corso, ma dall’esito segnato, a Yalta (febbraio 1945) prendeva forma una nuova spartizione del Mondo: l’America e la Russia vi definiscono le rispettive “zone di influenza” che – al di là di “precisazioni”, Guerra Fredda e “conflitti per procura”- configurano l’Ordine mondiale fino all’implosione dell’URSS nel 1989-‘91.
In quella catastrofica “collisione storica” -nelle convulsioni della Guerra Mondiale- l’Italia “imperialista stracciona” ha due “governi fantoccio” e combatte anche una sua “guerra civile”. Grande è la confusione sotto un cielo dal quale cadono solo bombe.
Va ricordato che il 24 ottobre 1943, ben oltre la temporanea A.M.G.O.T. (il Governo militare dei Territori Occupati)- era nata anche la SICILY REGION 1 di Washington nel Mediterraneo, che permane come un “non detto” sotto un Cielo popolato di aerei stranieri, droni assassini, santi che non funzionano.
L’11 febbraio 1944…il governo dell’ISOLA CONTESA venne trasferito dall’AMGOT al “Regno del Sud” guidato dal “governo Badoglio”, che la rioccupa militarmente e la “commissaria”. Mentre vengono subito garantite le libertà politiche tricolorate…viene scatenata una feroce e sistematica repressione contro il vasto e plurale mondo indipendentista. Quanto a Canepa disse e scrisse con chiarezza che l’Indipendenza andava “conquistata”, con o senza l’aiuto degli “Alleati”. Punto.
In questa grande confusione diventano possibili esperimenti rivoluzionari originali, per quanto localizzati: in Sicilia sorgono eroiche ed effimere Repubbliche popolari, e prende corpo il tentativo realistico di insediare nella Crisi anche un partito-armato indipendentista, di tipo sostanzialmente “difensivo e negoziale”: l’E.V.I.S. di Canepa.
Chi era Canepa?. Un avventuriero romantico?. No!. Il “professore guerrigliero” – partigiano antifascista di lungo corso- era in contatto con “ambienti influenti” di tutte le grandi capitali europee, conosceva almeno 4 lingue. Raffinato giurista e docente di “relazioni internazionali”, fu un grande intellettuale europeo degli anni Trenta. Uno “scienziato militante” che guardava alla Sicilia con gli occhi del Mondo. E senza le ambiguità del populismo sicilianista: “il NEMICO E’ A CASA NOSTRA!”.
Se “il partigiano è il gesuita della guerra” (come lo definisce “Che” Guevara)- la “rivoluzione permanente” –nelle condizioni coloniali dell’Isola Contesa- aveva trovato il suo ”partigiano, gesuita della rivoluzione”.
Riflettendo sulla “Teoria del Partigiano” di Carl Schmitt, ne desumiamo liberamente che Canepa incarna ad altezza vertiginosa il “tipo umano” del “soldato politico” radicato in un nuovo “nomos della Terra”- E ci pone una domanda cruciale: “chi è il vero Nemico?”.
Canepa non è un “mito”. Il nostro compagno Antonio –che matura la sua praxis in giorni che valgono anni- è martire profetico e precursore del SICILIANU NOVU che cammina nel Secolo XXI.
U Sicilianu novu, al momento, non può che essere “soldato politico” radicato in un nuovo “nomos della Terra”.
U Sicilianu novu, nel Mondo del Secolo XXI, non può che essere un partigiano “gesuita” della ri-evoluzione umana: su un Cammino di LiberAzione organizzato nella CoSCIENZA e animato da una visione profetica: “la Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori!”. Ed è, questa, una visione concreta del Mondo che vogliamo; è Simenza Fertile sul Cammino del Sicilianu Novu nella Vita quotidiana e nelle Tempeste del Mondo: in questo Secolo XXI che pare il “figlio scemo” del Novecento, nell’invariante Epoca dell’Imperialismo e delle sue Guerre: monetarie e commerciali, energetiche e tecnologiche, ideologiche e militari. Geopolitiche.
Anche su questo, CANEPA ha qualcosa da dirci: e non solo sull’attuale Sicilia italienata, ultimo rottame della seconda Guerra Mondiale al centro del quadrante mediterraneo: sul 38° Parallelo. Un’Isola Contesa –sia chiaro- per quanto ostaggio della “relazione strategica” Romafia-Washington e “piattaforma girevole” dell’imperialismo europeo.
E i “siciliani”?. Nel romanzo coloniale della Sicilia italienata, che è una “riserva indiana”, il siciliano “discende dagli antichi romani”: glielo spiegarono in culla quando alla minna materna, fosse pure analfabeta, si sostituì il biberon tricolorato; glielo fecero scrivere insieme alle aste nella scuola risorgimentata; lo ascoltò alla radio canticchiando faccettanera, ma poi lo disse anche la televisione, dunque certovero ha da essere. Siculi, Sikani, Sikeliani, Siqillyani, Sicilienses… SICILIANI. Mai esistiti.
E anche su questo, Canepa, che non era uno “storico” (non ne ebbe il tempo), ha qualcosa da dirci!.
E sia chiaro: Canepa è la prima vittima di quello “Statuto” elaborato da una Consulta neocolonialista e sottoscritto in fretta e malafede il 15 Maggio del 1946 -sulle macerie fumanti della seconda G.M.- solo per spegnere la sacrosanta Rivolta per l’Indipendenza, a due settimane dal Referendum “Monarchia o Repubblica”, che coincise con l’elezione di quella “Assemblea Costituente” che era stata negata al Popolo Siciliano, ma alla quale gli indipendentisti –malgrado la feroce repressione- riuscirono a eleggere 4 portavoce, che vi si fecero onore co-determinando se non altro il carattere laico e la struttura regionalista della neonata “Repubblica italiana”. Non potevano fare di più.
Lo Statuto neocoloniale “con concessioni” assume la forma di Autonomia vigilata (da ROMAfia e Washington +GLADIO). La Sicilia, che il fondamentale “Trattato di Parigi” del 1947 imponeva SMILITARIZZATA, rimase, “leading from behind”, la Region 1 di Washington al centro del Mediterraneo.
E’ una “Sicilia peggio di Portorico”, quella di Sigonella “Hub of the Med”. Al Tempo del MUOS e del “protettorato coloniale” di Bruxelles –nello spaccio di spot, ZES coloniali e fondi europei che non sposteranno il PIL reale dei Siciliani di un solo punto- ci resta solo una Carta mutilata e quasi inutile, alibi perfetto dello Spettacolo coloniale e –con la Regione che istituisce- Marchingegno ideale per gli intrallazzi – Maf.&Antimaf- di “una borghesia mercenaria inutile e nociva…che non arriva più a strappare concessioni spettacolari” (F. Fanon, “Disavventure della coscienza nazionale”).
Per esempio, ora –da un decennio- si stanno scannando “autonomisticamente” in vista della vendita all’asta global dell’Aeroporto di Catania-Fontanarossa, il vero “Ponte per il Mondo”, in una “Battaglia” tra mercenari combattuta nelle CamCom e nei traffici di influenze (in cui sta sprofondando lo sconfitto Partito dell’Ordine Antimaf in versione confindustriale). Nessuno di loro possiede aerei, per non dire altro. Trafficano influenze e posizioni sull’Ascensore sociale di una Sicilia italienata che vede già il suo Cielo popolato di santi che non funzionano, droni militari e compagnie straniere (come quell’Alitalia colonialista che ci rapina da 50 anni!).
E non ci vuole molta fantasia a capire cosa ne avrebbe pensato Canepa!.
Noi indipendentisti ci siamo sempre stati: censurati, perseguitati, mascariati, insultati. “Da dove sono spuntate tutte queste bandiere con la Trinakria?” – se lo chiedono su “la Repubblica-Edizione di Palermo” . Mancu su erimu in Norvegia!.
@ Mario Di Mauro – portavoce della Comunità TerraeLiberAzione.